Modernismo dimenticato. Architettura costiera socialista in Montenegro

Viktorija Nikolić, Tamara Marović

Introduzione

In bilico tra l’Occidente capitalista e l’Oriente comunista, gli architetti della Jugoslavia risposero a richieste e influenze contraddittorie.

Si può sostenere che l’architettura del periodo socialista in Montenegro abbia avuto un forte impatto attraverso la progettazione di edifici pubblici, principalmente nella capitale Podgorica, come ospedali, università, edifici governativi, ecc. Tra gli architetti montenegrini più importanti, le cui opere seguivano le tendenze architettoniche internazionali, si possono individuare diverse figure di spicco. Per esempio, Svetlana Kana Radević[1] è stata la prima donna architetto e svolgere la professione in Montenegro e l’unica tra gli architetti montenegrini a vincere il Premio Federale per l’Architettura del quotidiano Borba[2] con il progetto per Hotel Podgorica, la più giovane vincitrice (ha ricevuto quel premio all’età di 31 anni). Inoltre, l’unico architetto jugoslavo ad aver vinto cinque volte il Premio della Repubblica per l’Architettura del quotidiano “Borba”, è Milan Popović,[3] premiato per due eccezionali esempi di architettura brutalista in Montenegro: il Centro Clinico-Ospedaliero di Podgorica (1974), co-autore Božidar Milić e l’edificio della Facoltà Politecnica dell’Università del Montenegro, a Podgorica (1977), coautore Pavle Popović.

Inoltre, va sottolineato che l’architettura commemorativa brutalista in Montenegro ha avuto una grande importanza, essendo più che un semplice monumento del dopoguerra, bensì un dispositivo speciale, un ibrido tra arte e architettura con una finalità precisa – esistere come generatore urbano. Si citano in particolare la Casa Commemorativa a Kolašin e l’incompiuto edificio della Casa della Rivoluzione a Nikšić, entrambe le opere progettate dall’architetto sloveno Marko Mušić.

L’approccio progettuale architettonico durante il periodo socialista nell’ex Jugoslavia, caratterizzato da costruzioni ambiziose in molte città, inclusa la costa del Montenegro, si rifletteva fortemente nelle opere dei più importanti architetti montenegrini, tra cui Milan Popović.

A quel tempo, la costa montenegrina offriva grandi opportunità per l’espressione architettonica in termini di spazio, dove sorgono strutture turistiche che in alcuni casi si impongono nella scena naturale mentre in altri ricercano un dialogo. Dall’architettura in stile internazionale al “condensatore sociale” brutalista, in Montenegro vengono mostrate la diversità radicale e l’idealismo della nazione.

Dopo il crollo della Jugoslavia, in seguito alla caduta dell’ideologia politica, le ambizioni architettoniche furono sospese e non si rifletterono più nell’identità e nella mentalità della cittadinanza. Il sogno utopico è stato abbandonato e trasformato in un “incubo”.

Ideologia dello sviluppo sociale e architettura socialista in Montenegro

Indagando sui principi di rafforzamento dell’identità nazionale e l’amore per la patria, si deve tenere conto del fatto che, «[...] lo stato socialista ha continuato a perseguire un tipo di socialismo relativamente indipendente, basato sull’autogestione dei lavoratori, diventando il tedoforo della “Terza Via” nel mondo biforcato della Guerra Fredda.» (Stierli e Kulić, 2018, p. 7). L’introduzione del diritto delle “ferie pagate” ha permesso alla classe operaia di conoscere le ricchezze culturali, naturali e di altro tipo che la Jugoslavia poteva offrire.

Il ruolo simbolico del turismo come generatore di sviluppo sociale era estremamente importante nella Jugoslavia di Tito: grandi complessi alberghieri modernisti straordinariamente progettati divennero l’occasione per dimostrare il successo della politica della “Terza Via” e dell’internazionalismo radicale. L’espressione architettonica rifletteva la modernità, la libertà e l’innovazione, nel rispetto della tradizione locale, «[...] il design degli hotel commerciali si è evoluto dall’elegante tipologia modernista di torri e blocchi dei primi anni ‘60 alle forme raggruppate e alle megastrutture sempre più complesse del decennio successivo.» (Kulić, 2018, p. 37). Che fosse socio-politico o commerciale, l’obiettivo principale all’epoca era incoraggiare le masse a viaggiare.

La pianificazione territoriale della zona costiera della Jugoslavia fu avviata nel 1969, con l’approvazione del Piano Territoriale Regionale per l’Adriatico meridionale[4] (Južni Jadran) che, tra le altre cose, privilegiava i collegamenti turistici e infrastrutturali all’interno del paese, stabilendo anche collegamenti migliori e più accessibili con i paesi del Mediterraneo e l’Europa. Il territorio del Montenegro comprendeva tutti i comuni costieri, nonché tre città continentali: Titograd (l’odierna Podgorica), Cetinje e Danilovgrad. Quattro delle tredici zone turistiche pianificate nell’ambito di Južni Jadran sono state progettate per il Montenegro: le Bocche di Cattaro con il centro a Herceg Novi, la riviera di Budva con il centro a Budva, la riviera di Ulcinj e il Lago di Scutari con il centro a Ulcinj e l’entroterra centrale formato attorno a Cetinje. Questo piano strategico portò allo spostamento di flussi di popolazione verso le città, soprattutto perché il Montenegro era la regione meno urbanizzata della Jugoslavia prima della Seconda guerra mondiale, e anche il turismo contribuì allo sviluppo e all’architettura della regione meridionale del Montenegro.

Molti architetti iniziarono a sviluppare le proprie strategie formali sempre più distinte e riconoscibili nella composizione architettonica e crearono uno stile unico con elementi brutalisti. Gli anni ‘60 e ‘70 furono definiti come l’età d’oro dell’architettura montenegrina, quando i concorsi pubblici ampiamente organizzati, consentirono la costruzione di edifici significativi. Durante questo periodo sulla costa del Montenegro furono costruiti più di trenta alberghi e resort turistici, generando un’espressione architettonica ispirata a principi moderni e con uno speciale carattere regionale. La diversità del paesaggio dovuta alla morfologia della regione meridionale è stata di particolare ispirazione per l’approccio architettonico degli architetti. Sfumando i confini tra paesaggio, architettura e scultura, sono stati creati ambienti unici in cui si possono riconoscere diverse tipologie di edifici.

«Sono state individuate strutture che con il loro volume si stagliano rispetto al paesaggio in una massa cubica regolare – sia in forma rigorosa (torre) sia in forma discontinua, formando masse che ricordano la sagoma di una città (torre moltiplicata); edifici di pochi piani con la caratteristica linea bianca orizzontale e con elementi strutturali orizzontali prominenti (blocco orizzontale/linea bianca); blocchi scultorei modificati nei diversi piani della struttura (blocco scultoreo orizzontale); le strutture compatte che si adattano al terreno e diventano parte integrante del paesaggio (tipologia ‘a terrazza’); le strutture libere nello spazio che costituiscono un insediamento turistico (tipologia a padiglione); gli edifici con forma irregolare alla base, diversi per volumetria e materializzazione delle facciate (fondazioni discontinue)». (Marović 2021, pp. 238-239) (Fig.1).

Architettura della regione costiera attraverso l’opera dell’architetto Milan Popović / Caso studio: Hotel Korali

Il particolare approccio architettonico alla progettazione delle strutture alberghiere sulla costa del Montenegro risulta evidente analizzando il lavoro di progettazione del principale rappresentante del funzionalismo costruttivo in Montenegro, l’architetto montenegrino Milan Popović. Il suo lavoro è caratterizzato da idee innovative, così anche dalla semplicità della rigorosa funzionalità delle strutture da lui progettate. Allo stesso tempo, la sua espressione distintiva era dominante su tutto il territorio del Montenegro e riconoscibile in tutti i tipi di edifici: alberghi, università, edifici residenziali, ospedali, scuole, dormitori studenteschi, ecc.

Tre dei sette alberghi da lui progettati sulla costa montenegrina hanno ricevuto il Premio della Repubblica per l’Architettura del quotidiano “Borba”: l’hotel Oliva a Petrovac (1965), coautore Vladislav Plamenac; l’hotel Korali a Sutomore (1968) e l’hotel Kastel Lastva a Petrovac (1973).

Nel caso dell’hotel Korali a Sutomore (1968), viene raggiunta una caratteristica forma modernista, ma allo stesso tempo il concetto irradia autenticità e un approccio artistico. L’hotel è stato concepito come un padiglione ed è composto da tre unità, con 200 posti letto ciascuna, mostrando una grande abilità architettonica nell’ottenere la perfetta funzionalità delle ali dell’hotel. Sebbene i due padiglioni siano posizionati perpendicolarmente alla riva, tutte le camere e le terrazze si affacciano sul mare con un angolo di 45°, in modo da garantire la vista sul mare (Fig.2).

Descrivendo la tipologia degli edifici a padiglione, Maroje Mrduljaš afferma che

«[...] gli agglomerati a forma di padiglione cercano un’interazione più intensa tra architettura e natura. Questi piani di progettazione urbana includono terrazze, percorsi pedonali, infrastrutture pubbliche e paesaggistica, al fine di sfruttare appieno la vegetazione locale.» (Mrduljaš 2013, p.192).

Osservando la forma architettonica dell’Hotel Korali, il concept del padiglione può essere percepito come appoggiato sul paesaggio dell’entroterra, ma allo stesso tempo domina lo spazio con forme di massa spezzate, creando un’estensione della zona costiera e del lungomare che introduce i visitatori a un nuovo paesaggio dell’ambiente costiero. È un tipico esempio di architettura modernista, per la sua forma semplice creata dagli stessi elementi costruttivi.

La funzione dell’albergo può essere letta e compresa direttamente dalla facciata, con una differenza indubbiamente visibile tra il ritmo e il frammento (Fig.3). La linea retta continua e la facciata bianca sono chiaramente espresse come segmento e materializzazione tipici della tipologia alberghiera di questo periodo sulla costa del Montenegro. L’edificio manifesta una forte legame con i nuovi movimenti in architettura, ma anche in politica, nella società e nello sviluppo in generale.

Data la loro posizione nel tessuto urbano, molte strutture turistiche ebbero un enorme impatto sulla società, diventando così non solo luoghi di villeggiatura, ma anche ambienti di intrattenimento per il popolo socialista, che finalmente poteva permettersi vari stili di vita. In quest’ottica, gli hotel Korali e Oliva sono stati progettati con enormi terrazze sul tetto, che costituivano un luogo di ritrovo per gli eventi sociali più importanti, al servizio non solo degli utenti dell’hotel, ma anche della popolazione locale. (Fig.4)

La scomparsa di un’architettura

L’architettura socialista del Montenegro dovrebbe essere considerata un prezioso patrimonio del XX secolo, sia in termini di espressione architettonica che di complessità delle circostanze in cui è stata creata e foggiata. Tuttavia, dopo la disgregazione della Jugoslavia, «i beni comuni – dagli spazi urbani pubblici alle varie strutture civiche, educative e culturali – sono stati sottoposti ad ambigui schemi di privatizzazione e ridotti a meri beni immobili» (Stierli e Kulić, 2018, p. 8), provocando la scomparsa o la ricostruzione di queste strutture, senza l’apprezzamento del patrimonio che rappresentavano. Pertanto, oggi vediamo solo i contorni di quella che può essere definita l’architettura socialista caratteristica della regione costiera.

Il già citato progetto di Hotel Korali è un esempio dell’attuale stato di totale abbandono dell’architettura socialista in Montenegro a causa della negligenza da parte delle istituzioni, in particolare per quanto riguarda la tutela del patrimonio culturale e dei diritti d’autore. A seguito della recente “ricostruzione” dell’Hotel Korali, che ha portato alla completa demolizione di un’ala, è ovvio che la società odierna non ne riconosce abbastanza il valore per investire di più nella conservazione di un pezzo unico di architettura modernista premiata, simbolo di un’ideologia e di una società. In questo caso, era più importante rispondere alle esigenze del turismo contemporaneo, piuttosto che celebrare l’architettura. Inoltre, ciò riflette un quadro molto più ampio della frattura socio-culturale, segnato da controversie, scandali e opinioni divergenti. Allo stesso tempo, la crisi economica e politica dei paesi dell’ex Jugoslavia porta a un’incapacità di affrontare il passato, che continua a tormentare il presente. Si può sostenere che l’atteggiamento generale e l’indifferenza della società nei confronti dell’architettura del patrimonio socialista potrebbero essere una conseguenza e un tentativo di scostarsi dalle ideologie del passato. Nonostante il limbo in cui sembra trovarsi quest’architettura, la sua nudezza e vulnerabilità potrebbero essere un palcoscenico nel quale nuovi attori potrebbero operare, ma con un’onesta sensibilità verso la sua unicità.

Note

[1] Svetlana Kana Radević (1937-2000) è stata un'architetta montenegrina, laureatasi presso la Facoltà di Architettura di Belgrado, così come in Storia dell'Arte, studiando in entrambe le facoltà contemporaneamente. Ha conseguito il master presso l'Università della Pennsylvania nella classe di Louis Kahn, come vincitrice della borsa di studio Fulbright. Si forma professionalmente a Parigi, Mosca e in Giappone nello studio di Kisha Kurokawa. Il suo stile era riconoscibile per la forza del design e la scelta dei materiali che utilizzava, la fusione delle strutture con l'ambiente esterno e le notevoli dimensioni.

[2] Il premio è stato istituito dal Consiglio Operaio del quotidiano Borba il 19 febbraio 1965. Il Premi della Federazione e il Premio della Repubblica di questo giornale sono stati assegnati alle migliori opere architettoniche della Jugoslavia per 26 anni consecutivi. L’architettura promossa attraverso un quotidiano importante in quell’epoca, era il modo migliore per creare una buona comunicazione tra architettura e società (Alihodžić, R., (2015).

[3] Milan Popović (1934-1985) è stato un architetto montenegrino, laureato presso la Facoltà di Architettura di Belgrado nel 1958. È stato l’architetto capo dell'Istituto repubblicano per l'urbanistica e il design del Montenegro (dal 1961), che ha progettato diversi edifici degni di nota in Montenegro.

[4] Il Piano territoriale regionale per l'Adriatico meridionale, successivamente noto come “Jadran I”, comprendeva l'intera regione costiera della Jugoslavia ed era il frutto della cooperazione tra il governo della RFS Jugoslavia e il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite. Numerosi esperti provenienti dall’Europa e dalla regione hanno partecipato allo sviluppo del piano.

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