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Possibili invenzioni dall’antico. Tra architettura e archeologia




Il momento presente del passato. Scritti e progetti di architettura raccoglie e ripropone saggi e progetti di Angelo Torricelli sul rapporto tra antico e nuovo in architettura.

Il libro – suddiviso in tre capitoli, I. Saggi, II. Album: opere e disegni, III. Antico e nuovo: progetti – può essere interpretato come un’autobiografia dalla quale emerge con limpida chiarezza la coerenza tra l’attività progettuale di Torricelli e il suo approccio teorico.

Si tratta di scritti militanti, motivati dalla necessità, come architetto, di assumere una posizione critica intorno a questioni che hanno segnato il dibattito culturale nei decenni di formazione dell’autore.

Questa raccolta è una selezione ordinata e circoscritta della produzione di Torricelli volta ad «approfondire il tema dell’ideazione del progetto nel rapporto con la stratificazione»[1].

Gli scritti e i progetti sono raccolti secondo una sequenza non cronologica ma come pezzi di un grande «deposito di materiali, fatti, e idee, accumulati nel tempo, nell’insieme delle opere e delle città studiate o vissute»[2] – tra cui Milano, Atene, Alessandria d’Egitto, Villa Adriana – che solo lasciano intravedere l’ordine più grande di cui fanno parte.

Ne deriva un nuovo montaggio di opere, di «tempi eterogenei che formano anacronismi»[3], che si offrono così a nuovi possibili disvelamenti di concatenazioni inedite.

Ai primi saggi, e in particolar modo a Non per altro si restaura che per apprendervi: l’antico nelle città e nelle tradizioni del moderno, del 1991, Torricelli affida il compito di esporre la propria linea interpretativa che «lontana dal riproporre il logoro scontro tra novatori e conservatori, tra progettisti e restauratori, vuole saggiare il rapporto tra l’antico e il nuovo in quanto tema specifico dell’architettura»[4]. Una teoria che si invera nelle esperienze progettuali e di ricerca condotte all’interno del gruppo di lavoro da lui coordinato sul tema Archeologia e progetto di architettura presso il Politecnico di Milano, che sono state le scintille originarie di questa riflessione.

L’analogia tra progetto e scavo archeologico si concretizza così in un “risalire” verso il passato, in una “indagine” che tuttavia non assume la ricerca storica come mezzo attraverso cui il progetto può conoscere il passato, quanto come unica concreta via di accesso al presente. Un atto necessario che mira a ricollocare l’opera nella storia del luogo, come nuovo strato che si aggiunge a quelli che l’hanno preceduta. Significa rintracciare e ri-tracciare un metodo di leggere la città e di interpretarla come memoria attiva: il tempo di cui parla l’autore non è qualcosa di concluso e finito in un punto passato, ma una forza che anima e alimenta il presente.

È in questa circolarità che si comprende quanto “fare progetto” non sia solo il naturale prolungamento del “conoscere”, ma la strada in grado di offrire una spiegazione del reale, oltre l’apparenza delle cose, per ritrovare «al di là del molteplice informe, la forma prima, l’origine non storica o genealogica, ma sostanziale»[5]. Quel moto di prossimità all’arké, all’origine non situata soltanto in un passato cronologico ma contemporanea al divenire storico.

Ne è prova il fatto che Torricelli parli del «potenziale di novità racchiuso nelle vestigia del passato» con un atteggiamento umanistico, un lento procedere che studia l’antico ovvero lo misura senza alcuna forma di ammirazione sentimentale ma per «comprendere quali canoni, quali “rime” le informino»[6]. Espressione di quel metodo “anacronistico” – nel senso proprio di anà-krònos, in contrasto con il proprio tempo – attraverso il quale studiare, ovvero interpretare la città e le opere di architettura oltre le apparenze, le fattualità, ma anche oltre la storia come successione di eventi.

Un’operazione che porta alla luce, a partire dalla realtà delle cose, quella condizione di possibilità che è tale perché precede il reale e che solo il disegno “preciso” – perché elimina ciò che è superfluo – dello schizzo a mano è in grado di indagare[7].

L’inchiesta archeologica è, infatti, sempre una ricerca nel passato di una possibilità per il presente.

Da questa tesi che si fonda sulla «convinzione che il passato viene modificato dal presente» come sostiene T.S. Eliot in Tradizione e talento individuale, Torricelli deriva la propria riflessione sul tempo come cerchio ininterrotto, in cui antico e contemporaneo si saldano secondo una concezione del passato «che vive nella memoria ed è continuamente ripensato, ricreato, reinventato».

Se il tentativo di comprensione del presente costringe a interrogare il passato, è altrettanto vero che la frazione di passato alla quale ci rivolgiamo dipende sempre dal presente da cui muoviamo. Una “rivelazione” che si realizza attraverso la capacità di vedere tra i «varchi ancora aperti» possibilità che, seppur mai realizzatesi, si mostrano come una alternativa alla costruzione della città, occasione per ricercarne l’autentica essenza.

La scelta del titolo – quasi in forma di ossimoro, come osserva Giuseppe Di Benedetto nel saggio di introduzione al libro – recupera proprio questo concetto, caro a Torricelli, per esprimere la propria teoria della composizione che nella sua accezione operativa deve assumersi l’onere di tenere insieme le tensioni, non escludendo mai la complessità.

Per molti anni allievo di Torricelli, chi scrive ne conosce bene il rigore e la severità di giudizio, la natura multidisciplinare dei riferimenti culturali, artistici, storici e letterari – la citazione come riattualizzazione del passato – l’idiosincrasia per l’attualità in quanto semplificazione e sudditanza alle contingenze.

Per queste ragioni, Il momento presente del passato è un libro necessario all’architettura perché definisce la ricerca come lo “scarto” temporale che consente di compiere scelte appropriate nei confronti della realtà e di dare al progetto una valenza pre-dittiva in quanto capacità di riconoscere le radici delle proprie azioni.

Giovanni Comi

[1] Torricelli A. (2004) – Conservazione e progetto, ora in Torricelli A. (2022) – Il momento presente del passato. Scritti e progetti di architettura, Franco Angeli, Milano, p. 45.

[2] Torricelli A. (2022) – Op. cit., p. 7.

[3] Didi-Huberman G. (2007) – Storia dell’arte e anacronismo delle immagini, (tit. orig. Devant le temps. Histoire de l’art et anachronisme des images, 2000), Bollati Boringhieri, Torino, p. 19.

[4] Torricelli A. (1990) – Non per altro si restaura che per apprendervi: l’antico nelle città e nelle tradizioni del moderno, ora in Torricelli A. (2022) – Op. cit., p. 21.

[5] Pigafetta G. (1990) – Saverio Muratori architetto. Teoria e progetto, Marsilio, Venezia, citato in Torricelli A. (1993) – Goethe, Schinkel e il principe di Salina, ora in Torricelli A. (2016) – Palermo interpretata, LetteraVentidue, Siracusa, p. 55.

[6] Cacciari M. (2019) – La mente inquieta. Saggio sull’Umanesimo, Einaudi, Torino, p. 52.

[7] Alcuni schizzi e disegni tratti da taccuini di viaggio e di studio sono stati esposti nella mostra di Angelo Torricelli, Disegni dal confino & C., Palazzo Bocconi, Milano, 15 settembre - 5 ottobre 2022.

Scheda libro

Autore: Angelo Torricelli
Titolo: Il momento presente del passato
Sottotitolo: Scritti e progetti di architettura
Lingua del testo: Italiano
Editore: FrancoAngeli, Milano
Collana: Architectural Design and History
Caratteristiche: 15,5x23 cm, 155, brossura, colore
ISBN: 978-88-351-4540-0
Anno: 2022