Ignazio Gardella. Nuovi temi per una ricerca

Joubert José Lancha



La ricerca Ignazio Gardella. Altre architetture, ancora in corso di sviluppo, cerca di affrontare con un approccio dialogico una figura chiave per l’architettura italiana. La ricerca si è articolata in questa prima fase di lavoro alternando momenti di studio sui documenti, materiali, disegni e fotografie dello studio di Ignazio Gardella conservati presso il CSAC e momenti di discussione e condivisione, attraverso seminari interni e un incontro pubblico, cui sono stato invitato a partecipare, tenutosi presso il CSAC di Parma (Ignazio Gardella. Altre architetture, 21 maggio 2017, iniziativa di AAA/Italia per la VII Giornata Nazionale degli Archivi di Architettura e di Mantova Architettura).
Il progetto di ricerca aspira a sviluppare un approccio metodologico in parte differente e più esteso sul lavoro di Gardella, capace di andare oltre agli imprescindibili e ampiamente studiati rapporti con le tecniche della composizione, con le tradizioni, la storia e le città. Il programma si articola su tre temi: gli spazi interni, l’immagine e la didattica. Questo non vuole essere un abbandono delle grandi chiavi interpretative ma un modo di rivisitare questa figura attraverso un punto di vista più ampio e in un certo senso sfumato, per la natura propria dei materiali d’archivio disponibili, che tendono a giocare un ruolo diverso e a far emergere la figura dell’autore dall’intreccio di più racconti differenti.
In questo senso, sembra opportuna e attuale l’occasione della ricerca condotta da un gruppo di lavoro, che coinvolge molti giovani ricercatori, provenienti da vari Atenei, con un percorso formativo e di ricerche variegato e che operano tra differenti ambiti disciplinari. L’idea è di allargare lo sguardo e i punti di vista sulla produzione di Ignazio Gardella che trova sempre il suo centro nell’architettura anche quando affronta temi apparentemente ai margini di essa, ma insieme non può essere rinchiusa in un ambito disciplinare ristretto, legata esclusivamente alla produzione e alla tecnica, ma ha sempre una più estesa dimensione artistica e culturale.
L’architettura infatti non è il prodotto di un mondo privato e non può essere ridotta all’espressione personale, si fonda e si struttura nel tempo come opera sostanzialmente collettiva, non appartiene mai interamente né si esaurisce in un unico soggetto. Questo è un aspetto importante da sottolineare nell’ambito di ogni ricerca in quanto, come osserva Henri Focillon, il fondamento dell’opera d’arte è di essere «creatrice dell’uomo e del mondo».
Il lavoro di Ignazio Gardella parte, e soprattutto si costruisce nel tempo, nel dialogo e nel confronto con molti altri architetti e artisti e con l’esperienza del razionalismo italiano, lavorando, come è consueto per diversi autori, per tentativi ed errori. È questo intreccio di relazioni e questa insistenza su successive prove che emerge con forza nei disegni conservati presso il CSAC, presentati nell’incontro di Parma dai differenti ricercatori e ora negli articoli qui raccolti. L’approssimarsi della soluzione di un progetto e il riaffiorare di nuove possibilità sono un carattere costante dell’opera di Gardella, così come la capacità di raccogliere stimoli attraverso il rapporto con altri artisti e architetti quali i BBPR, Albini, Scarpa e molti altri che negli stessi anni hanno lavorato su temi affini, legati alla questione dell’esporre, del museo, del rapporto tra antico e nuovo.
Per la natura del suo linguaggio l’architettura si determina e si offre in modo corale. Ridurre a un unico assunto le sue analisi e le sue interpretazioni può annullare la sua dimensione di oggetto collettivamente riconosciuto. In questo senso, i materiali a disposizione della ricerca Altre architetture, gli schizzi di studio, i disegni i modelli, le fotografie, funzionano soprattutto come portatori di tracce, vestigia, testimonianze. Nella loro dimensione di non finito e di materiale non del tutto autoriale, mai interamente riducibile al singolo autore, queste tracce sono una risorsa determinante per osservare l’opera, oltre il suo valore fisico e compiuto.
Resta ancora da dire che gli interni, l’immagine e la didattica, non possono essere osservati come luoghi indipendenti, ciascuno rinchiuso dentro una autonoma gabbia, ma invece come sezioni parziali di un’unica figura. Quello che questa strategia di ricerca deve dunque affrontare è la prospettiva dell’articolazione e della costruzione di principi comuni attraverso cui stabilire un campo di confronto. In questo senso, tutte e tre le dimensioni, riveleranno la maestria di un Gardella che impegna animo e attività con rigore e saper fare. Stabilire questo filo rosso nella ricerca richiede anche una paziente lettura trasversale e, in questo senso, parteciperanno e giocheranno un ruolo più appassionante i dubbi e l’incertezza, cercando di non fraintendere quanto questi diversi aspetti siano determinanti per costruire una più ampia comprensione di un’idea, alla fine unitaria nel suo senso più vero, di architettura.