Fig.
1 - Fotografie del gruppo di ricerca CSAC interateneo
“Ignazio Gardella, altre architetture”.
CSAC, Parma, 2018.
Fig.
2 - Fotografie del gruppo di ricerca CSAC interateneo
“Ignazio Gardella, altre architetture”.
CSAC, Parma, 2018.
La ricerca Ignazio
Gardella. Altre architetture, ancora in corso di sviluppo,
cerca di affrontare con un approccio dialogico una figura chiave per
l’architettura italiana. La ricerca si è
articolata in questa prima fase di lavoro alternando momenti di studio
sui documenti, materiali, disegni e fotografie dello studio di Ignazio
Gardella conservati presso il CSAC e momenti di discussione e
condivisione, attraverso seminari interni e un incontro pubblico, cui
sono stato invitato a partecipare, tenutosi presso il CSAC di Parma
(Ignazio Gardella. Altre architetture, 21 maggio 2017, iniziativa di
AAA/Italia per la VII Giornata Nazionale degli Archivi di Architettura
e di Mantova Architettura).
Il progetto di ricerca aspira a sviluppare un approccio metodologico in
parte differente e più esteso sul lavoro di Gardella, capace
di andare oltre agli imprescindibili e ampiamente studiati rapporti con
le tecniche della composizione, con le tradizioni, la storia e le
città. Il programma si articola su tre temi: gli spazi
interni, l’immagine e la didattica. Questo non vuole essere
un abbandono delle grandi chiavi interpretative ma un modo di
rivisitare questa figura attraverso un punto di vista più
ampio e in un certo senso sfumato, per la natura propria dei materiali
d’archivio disponibili, che tendono a giocare un ruolo
diverso e a far emergere la figura dell’autore
dall’intreccio di più racconti differenti.
In questo senso, sembra opportuna e attuale l’occasione della
ricerca condotta da un gruppo di lavoro, che coinvolge molti giovani
ricercatori, provenienti da vari Atenei, con un percorso formativo e di
ricerche variegato e che operano tra differenti ambiti disciplinari.
L’idea è di allargare lo sguardo e i punti di
vista sulla produzione di Ignazio Gardella che trova sempre il suo
centro nell’architettura anche quando affronta temi
apparentemente ai margini di essa, ma insieme non può essere
rinchiusa in un ambito disciplinare ristretto, legata esclusivamente
alla produzione e alla tecnica, ma ha sempre una più estesa
dimensione artistica e culturale.
L’architettura infatti non è il prodotto di un
mondo privato e non può essere ridotta
all’espressione personale, si fonda e si struttura nel tempo
come opera sostanzialmente collettiva, non appartiene mai interamente
né si esaurisce in un unico soggetto. Questo è un
aspetto importante da sottolineare nell’ambito di ogni
ricerca in quanto, come osserva Henri Focillon, il fondamento
dell’opera d’arte è di essere
«creatrice dell’uomo e del mondo».
Il lavoro di Ignazio Gardella parte, e soprattutto si costruisce nel
tempo, nel dialogo e nel confronto con molti altri architetti e artisti
e con l’esperienza del razionalismo italiano, lavorando, come
è consueto per diversi autori, per tentativi ed errori.
È questo intreccio di relazioni e questa insistenza su
successive prove che emerge con forza nei disegni conservati presso il
CSAC, presentati nell’incontro di Parma dai differenti
ricercatori e ora negli articoli qui raccolti.
L’approssimarsi della soluzione di un progetto e il
riaffiorare di nuove possibilità sono un carattere costante
dell’opera di Gardella, così come la
capacità di raccogliere stimoli attraverso il rapporto con
altri artisti e architetti quali i BBPR, Albini, Scarpa e molti altri
che negli stessi anni hanno lavorato su temi affini, legati alla
questione dell’esporre, del museo, del rapporto tra antico e
nuovo.
Per la natura del suo linguaggio l’architettura si determina
e si offre in modo corale. Ridurre a un unico assunto le sue analisi e
le sue interpretazioni può annullare la sua dimensione di
oggetto collettivamente riconosciuto. In questo senso, i materiali a
disposizione della ricerca Altre architetture, gli schizzi di studio, i
disegni i modelli, le fotografie, funzionano soprattutto come portatori
di tracce, vestigia, testimonianze. Nella loro dimensione di non finito
e di materiale non del tutto autoriale, mai interamente riducibile al
singolo autore, queste tracce sono una risorsa determinante per
osservare l’opera, oltre il suo valore fisico e compiuto.
Resta ancora da dire che gli interni, l’immagine e la
didattica, non possono essere osservati come luoghi indipendenti,
ciascuno rinchiuso dentro una autonoma gabbia, ma invece come sezioni
parziali di un’unica figura. Quello che questa strategia di
ricerca deve dunque affrontare è la prospettiva
dell’articolazione e della costruzione di principi comuni
attraverso cui stabilire un campo di confronto. In questo senso, tutte
e tre le dimensioni, riveleranno la maestria di un Gardella che impegna
animo e attività con rigore e saper fare. Stabilire questo
filo rosso nella ricerca richiede anche una paziente lettura
trasversale e, in questo senso, parteciperanno e giocheranno un ruolo
più appassionante i dubbi e l’incertezza, cercando
di non fraintendere quanto questi diversi aspetti siano determinanti
per costruire una più ampia comprensione di
un’idea, alla fine unitaria nel suo senso più
vero, di architettura.