1
Ibrahim Edhem Pasha: uomo di stato e intellettuale
dell’impero ottomano che promosse l’opera: De
Launay M. (1873) – L’architecture ottomane, ouvrage
autorisé par iradé impérial et
publié sous le patronage de Son Excellence Edhem Pacha = Die
Ottomanische Baukunst, Durch Kaiserliches Iradè Genehmigtes
Werk; Herausgegeben Unter Dem Schutze Sr Excellenz Edhem Pacha,
Imprimerie et Lithographie Centrales, Constantinople.
<http://bibliotheque-numerique.inha.fr/viewer/21039/?offset=#page=5&viewer=picture>
[Ultimo accesso 4 Marzo 2018].
2
Osman Hamdi Bey: figlio di
Ibrahim Edhem Pasha, pittore, intellettuale, archeologo, fondatore
dell’Accademia di Belle Arti e del Museo Archeologico di
Istanbul. Cfr. Eldem E. (2010) – Un Ottoman en Orient: Osman
Hamdi Bey en Irak, 1869-1871, Actes sud, (Sinbad. La
bibliothèque turque), Arles.
3
Scritto inedito datato 08
Giugno1968 di S. H. Eldem, p.1. Traduzione di S. Acciai e C. Paluszek.
4
Così Nora Şeni,
direttrice dell’IFEA (Institut Français
d’études Anatoliennes) dal 2008 al 2012,
definì Sedad Eldem al mio arrivo presso
l’Istituzione francese a Istanbul (2010).
5
Eldem S. H. (1939) –
Millî Mimarî Meselesi (Il problema
dell’Architettura Nazionale), Arkitekt 9-10, 220-223,
[online] Disponibile in:
< http://dergi.mo.org.tr/dergiler/2/104/1147.pdf> [Ultimo
accesso 10 febbraio 2018].
6
Tali seminari avevano per scopo
lo studio dell’architettura civile turca che fino ad allora
non era stata presa in considerazione; Eldem sosteneva infatti che a
causa della mancanza di attenzione e cura, questi edifici stavano per
scomparire, e per ciò “lo studio
dell’architettura civile turca era diventato una questione di
massima urgenza”. Eldem S. H. (1934) “Eski bir
Türk evi [An ancient Turkish house],” cit.
7
Tra le carte di Eldem
è emersa una lettera datata 16 Agosto 1930 in cui Hans
Poelzig presenta e raccomanda Sedad Eldem ad un collega spiegandogli
che il giovane Âlisanzade (nome usato da Sedad Eldem in anni
giovanili) ha frequentato il suo corso di Progettazione Edilizia presso
la Technischen Hochschule di Berlino per un anno con ottimi risultati e
lo prega di dare la possibilità ad Eldem di mostrargli i
suoi progetti.
8
Giulio Mongeri (1873 –
1951) architetto italiano, fu docente di Sedad Eldem, presso
l’Università Mimar Sinan.
9
Paul Bonatz: architetto tedesco
(Solgne, presso Metz, 1877 - Stoccarda 1956), prima assistente, poi
successore di Theodor Fischer al Politecnico di Stoccarda (1907-43).
Stabilitosi poi in Turchia ebbe un proficuo sodalizio professionale con
Sedad Eldem.
10
Harrison Barnes &
Hubbard, firma architettonica inglese autori tra l’altro del
Nuffield College di Oxford: dalla nutrita corrispondenza con Eldem si
evince la lunga amicizia con l’architetto turco e la
condivisione di alcune tematiche comuni. Il gruppo inglese infatti
aveva una sede anche a Cipro e si occupava anche del recupero di konak
(dimore tradizionali).
11
Paul Smărăndescu (1881-1945),
diplomato in architettura in Francia, ha cercato con la sua opera di
definire uno stile neo-rumeno attraverso la riconfigurazione moderna di
elementi tradizionali.
12
John Seymour Thacher
(1904-1982) fu il primo direttore del Dumbarton Oaks
(1946–1969) dopo che Robert e Mildred Bliss donarono la loro
proprietà alla Harvard University nel 1940. In particolare
la lettera a cui si fa riferimento è datata 13 Gennaio 1967.
Il sito di Sarachane fu studiato da Dumbarton Oaks in collaborazione
con il Museo Archeologico di Istanbul. Vedi: Harrison R. M. (2014)
Excavations at Sarachane in Istanbul, Princeton University Press,
Princeton NJ.
13
Ne è un esempio la
lettera del 6 Maggio 1970 indirizzata ad Eldem da Rowland Mainstone in
cui egli ringrazia l’architetto per il suo affascinante libro
suoi chioschi turchi e si dispiace che durante il suo tempo in Turchia
non abbia mai avuto tempo da dedicare all’architettura
selgiuchide e ottomana.
14 Sedad Eldem studiò il
tipo edilizio della casa turco-ottomana per tutta la vita che
portò al multi-volume enciclopedico sulla casa turca: Eldem, S.
H. (1984, 1986, 1987) –
Türk Evi Osmanlı Dönemi / Case Turche, Periodo Ottomano I, II, III, Taç Turizm Değerlerini Koruma Vakfı, Istanbul.
15
Skidmore, Owings and Merrill
è uno dei più grandi studi di Ingegneria,
Architettura e Pianificazione Urbanistica Statunitense. Fu fondato a
Chicago nel 1936 da Louis Skidmore e Nathaniel Owings a cui si aggiunse
nel 1939 l’ingegnere John Merril. Sedad Eldem divenne loro
partner per il progetto dell’Hilton Hotel a Taksim, Istanbul.
(1951-1955). In questo progetto realizzato con la supervisione di
Gordon Bunshaft, Eldem curò alcuni aspetti caratterizzanti
l’architettura di questo edificio di impostazione occidentale
a Istanbul. A questo proposito vedi: Acciai S. (2018) – Sedad
Hakkı Eldem, an Aristocratic Architect and More, FUP Firenze University
Press, Firenze.
16
Wilhelm Viggo von Moltke
(1911-1987) influente urbanista negli Stati Uniti, e capo progettista
per molti progetti a Philadelphia e al (MIT). Insegnante presso la
Harvard Graduate School of Design. Nato a Kreisau, Germania, nel 1911 e
aveva conseguito la laurea in architettura presso la Technische
Hochschule di Berlino. Si può ipotizzare che lo Eldem abbia
conosciuto proprio a Berlino quando frequentava il corso di Hans
Poelzig nel 1929-30. Negli anni ‘40 V. von Moltke si
rifugiò negli USA dopo aver lasciato il paese nel 1937 per
la sua opposizione al regime Nazista.
http://www.transatlanticperspectives.org/entry.php?rec=27.
17
Davis B. Allen (1916-1999)
è stato un interior designer e designer di mobili americano.
Pioniere nella progettazione di interni aziendali ha lavorato per
quarant’anni presso Skidmore, Owings & Merrill
(S.O.M.) Ha anche progettato la sedia Andover. Nel 1985, è
stato inserito nella rivista di interior design Hall Of Fame.
18
Robert L. Van Nice (1910-1994)
fu insieme a Rowland Mainstone uno dei più importanti
studiosi di Santa Sofia, sulla quale compì molte campagne di
rilievo.
19
Ne è un esempio la
lettera del 25 Agosto 1966 in cui E.R. Gallagher ringrazia Eldem per il
suo affascinate libro sulla planimetrie delle case turche che
finalmente dopo un cospicuo lasso di tempo era arrivato il perfette
condizioni a San Francisco.
20
Riguardo alla lettera dalla
quale si evince che Sedad Eldem era interessato ai libri di Bernard
Rudofsky vedi: Acciai S. (2017) – “Wright,
Rudofsky, Eldem: meeting with the Japanese house”, Firenze
Architettura, 2, 126-133.
21
La lettera in cui Sedad Eldem
chiede, al Governo francese il visto per recarsi in Francia
è datata 8 Marzo 1961.
22
Ne è un esempio la
lettera datata 23 Aprile 1967 di Gisle Jakhelln, architetto norvegese
che si rivolgeva a Sedad Eldem perché durante
quell’anno voleva recarsi in Turchia per lavorare e conoscere
il paese.
23
Da una lettera datata 4 Luglio
1960, dell’archetto inglese H. J. Spiwak si evince che
quest’ultimo aveva contattato Eldem per porgli delle domande
a proposito dell’operazione progettuale dell’Hilton
Hotel e degli standard qualitativi delle camere d’albergo.
24
Nel 1936 Dimitris Pikionis,
all’epoca professore presso la National Technical University
di Atene e supervisore del progetto che si occupava dello studio delle
architetture e delle arti decorative delle abitazioni greche,
affidò il completamento di quel progetto a un gruppo di
giovani architetti: Dimitris Moretis, Giorgos Giannoulelis e Alexandra
Paschalidou. Questo fu il team che studiò e
illustrò, per la prima volta in Grecia,
l’architettura civile tradizionale.
25
Nei territori della Penisola
Balcanica (ma non solo) a partire dagli anni ‘30 del
‘900 nelle scuole di architettura si svilupparono
attività volte allo studio tipologico
dell’architettura civile. In questo contesto,
l’eredità della casa ottomana fu rivendicata e
utilizzata da altre nazioni nel momento in cui esse stavano definendo
la loro identità anche attraverso la costruzione del
concetto di “casa nazionale”. Vedi Acciai S. (2017)
– The Ottoman-Turkish House According to Architect Sedad
Hakkı Eldem: A Refined Domestic Culture Suspended Between Europe and
Asia, cit.
26
«La maison
turque», testo inedito preparato da Eldem nel 1948 per la
rivista L’Architecture d’Aujourd’hui, 4.
27
«La maison
turque», cit. 9. Trascrizione e traduzione di S. Acciai e C.
Paluszek. Cfr.