Recensioni

Enrico Prandi Il progetto del polo per l'infanzia FAM

Tassonomia del tipo asilo.
Tra didattica, ricerca e progetto applicato

Enrico Prandi condensa nel suo ultimo libro, l’esito del lavoro di ricerca sul progetto di luoghi per l’educazione infantile, condotto durante il triennio 2015-2017. Ben lontana dalla forma manualistica, la pubblicazione è una sorta di breve ma denso trattato di architettura incentrato su di uno specifico tipo architettonico. La ricerca si è avvalsa dell’attività didattica svolta nel Laboratorio di Sintesi Finale in Composizione Architettonica presso l’Università di Parma, avente come obiettivo la progettazione di un asilo “aziendale” nel Campus della stessa università, allora oggetto di un’ampia strategia di rigenerazione denominata Mastercampus1.
Un libro trino: strumento per la professione; guida all’insegnamento del progetto; paradigma metodologico per lo studente di architettura che si accinge a progettare.
Una attenta ricostruzione dell’esperienza storica nel campo della pedagogia e della psicologia, permette la dimostrazione di come l’evoluzione del metodo educativo-didattico, – da Froebel a Munari, passando per le sorelle Agazzi, Maria Montessori, Gianni Rodari e Loris Malaguzzi, tra gli gli altri –, abbia inciso sulla qualità spaziale dei moderni asili (kindergarten), successori dei ricoveri infantili, delle case di custodia e dei presepi. Ruolo fondamentale e maggiormente influente lo ebbe Maria Montessori. Il suo metodo promuoveva l’auto-educazione anche attraverso l’interazione con lo spazio e con gli arredi che, per questo, dovevano essere leggeri e su misura, proporzionati alla scala del bambino. Loris Malaguzzi predicava una scuola flessibile, adattabile, metamorfica, in funzione del mutamento della personalità dei fruitori. Il modo di utilizzo dello spazio scolastico e la fisicità dello spazio stesso, doveva riflettere il modello culturale pedagogico proprio del dirigente. Egli introdusse, inoltre, il concetto di atelier; uno spazio in cui si svolgevano le attività laboratoriali nella logica del “fare per imparare”, dirette dall’“atelierista”.
Il libro illustra, come risultato dell’iter didattico e di ricerca, alcuni dei progetti realizzati dagli studenti e istruiti attraverso la maturazione di un immaginario tematico, formale e figurativo fatto di riferimenti progettuali e culturali, tale da rendere lo studente consapevole  che “Ciò che sembra una (…) invenzione in realtà è un ricordo.” La selezione di riferimenti progettuali tratti dal moderno e dal contemporaneo, attuata con occhio internazionale, ha reso possibile la codifica di 4 tipi architettonici: l’asilo-comune, esemplificato nell’Asilo per l’Ente Risi di Vercelli dei BBPR; l’asilo-recinto, esemplificato nell’Asilo INA-casa a Piacenza di Giuseppe Vaccaro; l’asilo-diffuso, esemplificato nell’Asilo Sant’Elia di Terragni; l’asilo-incubatore, esemplificato negli asili “milanesi” di Guido Canella.
Tutta la ricerca è stata affrontata nella dimensione del workshop multidisciplinare, in cui ogni figura coinvolta ha condiviso il proprio sapere al fine di derivare un modello architettonico innovativo, attuabile sul territorio della regione Emilia Romagna e, in particolare modo, all’interno del Campus delle Scienze di Parma. Dal processo compartecipato, Prandi estrapola temi spaziali  su cui si deve incardinare la struttura del modello progettuale perseguito: spazio per l’aggregazione; spazio per l’accoglienza; spazio per l’attività didattica; spazio per la ricerca; spazio per gli educatori; spazio di servizio; spazio aperto; spazio interno/esterno.
Doverosa da parte dell’autore, vista la triplice valenza del libro sopra espressa, è la riflessione finale sul ruolo del docente di architettura sempre conteso tra la figura del teorico puro e quella del professionista che, attraverso la maieutica, si pone come intermediario tra lo studente e la verità, in un momento di passaggio tra la scuola-Narciso (la scuola attuale concentrata totalmente “sulla figura dello studente, curato e protetto fino all’asfissia che si perde nella propria immagine”) e la scuola-Telemaco (una scuola ri-fondata sul “ritorno del padre al fine di ristabilire un nuovo e diverso patto generazionale tra Maestro e allievo”)2.
Dalla lettura dei progetti presentati e del metodo-guida illustrato, trapela la costante teorica della Gestalt: l’ambiente influenza l’organismo. Affiancando a codesto principio il pensiero munariano secondo cui “Tutto ciò che un bambino memorizza resterà nella sua memoria e formerà la sua personalità (…)”3, allora, ancor più in questo caso, l’architettura ha una responsabilità enorme.

Paolo Strina

Note
1 Sul progetto Mastercampus, si vedano, oltre al sito web www.mastercampus.it, i saggi: Quintelli C., Campus e città. Il progetto Mastercampus, in “FAMagazine. Ricerche e progetti sull’architettura e la città”, a. VI - n.34 - oct, dec 2015, pp.10-18 e L’Università paleogenetica del progetto Mastercampus in “Paesaggio Urbano” n.1/2017, pp.6-17
2 L’autore si riferisce alle parole di Massimo Recalcati, esaustivamente espresse nel suo libro intitolato L’ora di lezione. Per un erotica dell’insegnamento, Einaudi, Torino, 1991
3 Munari B., Fantasia, Laterza, Bari, 1977





Autore: Enrico Prandi
Titolo: Il progetto del Polo dell’Infanzia
Sottotitolo: Sperimentazioni architettoniche tra didattica e ricerca
Lingua del testo: Italiano
Editore: Aión
Caratteristiche: formato 22x22 cm, 180 pagine, brossura, colori
ISBN: 9788898262694
Anno: 2018