Note
1
Con il R.D. 431 del 17 luglio 1904, vengono istituite le attuali
Soprintendenze, in numero di ventinove, portate poi a 47 nel 1907 (con
la Legge 386 del 27 giugno 1907), tra cui quella di Genova. Con R.D. n.
3164 del 31 dicembre 1923 il servizio di tutela istituzionale viene
nuovamente riformato e la Liguria torna a dipendere amministrativamente
dagli Uffici torinesi.
2
R.D.L. 14 gennaio 1926 n.74: Aggregazione al comune di Genova di 19
comuni limitrofi.
3
Il Consorzio Autonomo del Porto di Genova, avente mandato di
provvedere, con gli speciali fondi attribuitigli,
all’esecuzione delle opere, alla gestione e al coordinamento
dei servizi portuali, era stato costituito con Legge n. 50 del 12
febbraio 1903 (“Legge per la costituzione di un consorzio
autonomo per l’esecuzione delle opere e per
l’esercizio del porto di Genova”).
4
Ugo Nebbia, «La Stazione del ponte Doria a
Genova», in Casabella, n.73, Milano, gennaio 1934.
5
Sabato 29 luglio 1933 il piroscafo salpa da Marsiglia.
Martedì 1 agosto approda ad Atene. Lunedì 14
agosto attracca di ritorno a Marsiglia dove, dopo diciassette giornate
di navigazione e di lavoro, si conclude il viaggio.
6
Notizie in: Gemma Belli, Un viaggio attraverso il Mediterraneo. Gli
architetti italiani al IV CIAM, in “La città, il
viaggio, il turismo: Percezione, produzione e
trasformazione”, a cura di Gemma Belli, Francesca Capano,
Maria Ines Pascariello, Cirice, Napoli 2017, pp. 1091-1096.
7
Alma Fidora (Milano, 10 luglio 1894 – Milano, 22 febbraio
1980) è stata una pittrice, decoratrice tessile,
disegnatrice, illustratrice e scrittrice italiana. Nel gruppo Nuove
Tendenze, di cui Ugo Nebbia fu promotore con Leonardo Dudreville,
esordì non ancora ventenne, partecipando alla mostra
inaugurata il 20 maggio 1914 alla Famiglia Artistica di Milano, con
quattro stoffe ricamate dalle forme astratte di ascendenza
secessionista. Alla fine della Grande Guerra seguì Nebbia
che aveva ripreso il suo incarico in Soprintendenza e, dopo averlo
accompagnato a Palermo e a Genova-Nervi (dove nel 1922
Domenico Guerello la ritrasse nel dipinto Figura di donna, conservato
alla Galleria Civica di Nervi), si trasferì a Venezia nel
1922. Insieme a Nebbia, che sposò secondo il rito religioso
nel 1929 e civilmente nel 1932, compì vari viaggi in Europa
e frequentò letterati e artisti. [notizie tatte dalla voce
“FIDORA, Alma” di Diego Arich, nel Dizionario
Biografico degli Italiani Treccani, volume 47 (1997), consultata il 20
aprile 2019].
8
Virginio Ugo Nebbia (Perugia, 16 marzo 1880 – Sori, 1
aprile 1965). Laureato in lettere nel 1902 presso
l’Università di Pavia, nel 1909 viene nominato
ispettore della Soprintendenza ai Monumenti di Milano. Nel 1915,
all’entrata dell’Italia nella prima guerra
mondiale, si arruola come volontario. A Milano, nell’aprile
1917, sposa Vittoria Boneo. Al termine del conflitto riprende il posto
di ispettore, ma lontano dal capoluogo lombardo, continuando a
spostarsi lungo la penisola (alle Gallerie di Palermo, 1919; ai
Monumenti di Genova, 1919-22; al Museo nazionale di Ravenna, 1922; alla
Soprintendenza all’arte medievale e contemporanea di Venezia,
1922-33; all’Ufficio distaccato per i monumenti della Liguria
a Genova, 1933-39). Nel 1929 sposa Alma Fidora con il rito religioso,
seguito nel 1932 da quello civile. Il soggiorno genovese si conclude
con il trasferimento a L’Aquila nel 1939, che durò
fino al 1942, quando riesce finalmente a tornare a Milano, dove si
colloca in un appartamento di Palazzo Reale, poi devastato
dai bombardamenti dell’agosto 1943 La messa a riposo dai
ranghi della pubblica amministrazione avviene nel luglio 1950 [notizie
tratte dalla voce “NEBBIA, Ugo” di Roberto Cara,
nel Dizionario Biografico degli Italiani Treccani (2013), consultata il
20 aprile 2019].
9
Piazza Sarzano, in “Canti orfici”, 1914.
10
Una veloce sintesi delle vicende urbanistiche che interessano il
territorio di Albaro: con decorrenza dal 1° gennaio 1874, il
Regio Decreto n° 1638 del 26 ottobre 1873 sopprime sei comuni
limitrofi, unendoli al Comune di Genova, all’atto
dell’unione con Genova i sei comuni non sono modificati nei
loro confini e costituisconoi le cosiddette sei frazioni suburbane, tra
queste San Francesco di Albaro; concorso per il Piano Regolatore della
zona di Albaro, 1900-1905; Piano Regolatore e di Ampliamento della
Regione di Albaro, approvato con Legge n°667, del 28 giugno
1914; Nuovo Piano Regolatore e di Ampliamento della Regione di Albaro,
deliberato dalla Consulta Municipale il 30 luglio 1936, e approvato in
stesura definitiva il 17 maggio 1937; estate 1937, completamento del
complesso delle piscine di Albaro, progettate da Paride Contri, e
allestimento, al suo interno, della IV Mostra del Mare a opera di Luigi
Vietti; Variante al Piano Regolatore e di Ampliamento nella Regione di
Albaro, approvato con D.P. del 26 febbraio 1949.
11
Giacomo Carlo Nicoli nasce a Milano il 14 marzo 1886 da Luigi Nicoli
e Vittoria Bonfiglio, risiede in Italia ed è sicuramente
domiciliato a Genova tra il maggio 1936 e il 10 novembre 1940. Si
iscrive al P.N.F., Fascio di Genova, il 3 marzo 1925,
all’Albo degli Architetti e Ingegneri di Milano nel 1928, e
al Sindacato degli Architetti di Genova nel 1935. In quegli stessi
anni, e precisamente nel 1925, svolge sempre a Genova
l’attività di componente la Commissione di
Sorveglianza delle Scuole civiche. È membro della
Commissione esecutiva della Biennale di Monza nel 1927 e progetta la
prima e la seconda Sala delle maioliche all’interno della
stessa manifestazione (notizie in Ciotta A., La Marinella a Nervi. Il
progetto di Giacomo Carlo Nicoli del 1933, in «Langhe, Roero,
Monferrato. Cultura materiale - Società -
Territorio», anno III, n. 7, anno 2013, p. 8).
12
Il 2 ottobre 1933, infatti, le due proprietarie, signore Adelaide
Pagni e Fausta Buoncristiani, presentarono un’istanza al
podestà di Genova, Reparto Lavori pubblici, per
l’acquisizione del nulla osta per la realizzazione di un
progetto di ricostruzione del Caffè Restaurant «La
Marinella» firmato dal geometra Quinto Anselmi. In data 17
novembre 1933, a firma dell’architetto G.C. Nicoli, fu
presentato dalle stesse proprietarie un nuovo progetto nel quale furono
recepite le modifiche e le proposte di soluzioni tecniche che la Regia
Soprintendenza aveva suggerito in merito al primo progetto. Il locale
viene inaugurato l’anno dopo (La nuova
«Marinella» a Nervi, «Il Secolo
XIX», 3 novembre 1934, p. 5). È stato notato come
il progetto presenti analogie con il Real Club Náutico di
San Sebastián, opera dell’architetto
José Manuel Aizpurúa completata nel 1929, e con
l’Aquatic Park Bathhouse Building di San Francisco,
progettato da Sargent Johnson e Hilaire Hiler e inaugurato nel 1936.
13
Sul dibattito intorno alla mediterraneità
dell’architettura si veda Danesi S., Aporie
dell’architettura in periodo fascista.
Mediterraneità e purismo, in Danesi S., Patetta L. (a cura
di), Il Razionalismo e l’architettura in Italia durante il
Fascismo, Electa, Milano 1976, pp. 21-28.
14
Per la ricostruzione delle vicende che hanno portato a concludere
che la villa Donegani (1940) è la trasformazione, sempre a
firma di Ponti, di villa Marchesano (1938) si veda Silvia Barisione,
Andrea Canziani, Due ville a Bordighera, anzi una, in Barisione S.,
Fochessati M., Franzone G., Canziani A., Architetture in Liguria dagli
anni Venti agli anni Cinquanta, Editrice Abitare Segesta, Milano 2004,
p. 225.
15
Giovanni Ponti, detto Gio (Milano, 18 novembre 1891 –
Milano, 16 settembre 1979).
16
Il progetto si deve alla stagione di maggior fortuna professionale
di Nicoli, collocabile, appunto, negli anni ‘30. Nel corso
del decennio egli vive a Genova ed è domiciliato in via
Torre dell’Amore, nella zona di Albaro (Ciotta, 2013). Emigra
in Argentina, probabilmente alla fine della Seconda Guerra Mondiale, e
non si hanno notizie certe circa la data e il luogo di morte. La scheda
siglata da Simona Lanza (Barisione, Fochessati, Franzone, Canziani,
2004, p.139) fa risalire l’edificio di via di Serretto
all’anno 1936, come in effetti viene confermato dai documenti
conservato presso l’Archivio Storico del Comune di Genova. Il
progetto di Nicoli è quindi precedente a quello di Ponti per
villa Marchesano, come testimonia, per esempio, la datazione del
bozzetto: Gio Ponti, Senza titolo (Villa Marchesano a Bordighera), s.d.
(1938), china su lucido, conservato presso Archivio Gio Ponti, CSAC ,
Università di Parma, Sezione Progetto. Al termine di un
destino di abbandono durato alcuni decenni, l’edificio
genovese è stato recentemente sottoposto a un radicale
intervento di ristrutturazione che ne ha alterato in maniera
consistente la composizione dei prospetti.
17
Le Corbusier, pseudonimo di Charles-Édouard
Jeanneret-Gris (La Chaux-de-Fonds, 6 ottobre 1887 –
Roccabruna, 27 agosto 1965).
18 L’edificio mette in
atto notevoli accorgimenti tecnici,
nell’intento di aderire alla traccia purista del gusto
internazionale. L’utilizzo di pilotis di ferro cavi
– che probabilmente hanno anche il compito di collaborare al
sostegno delle struttura soprastante – consente di fare
defluire al loro interno le acque piovane provenienti dal lastrico
solare, evitando pluviali applicati in facciata. Lo stesso dettaglio
verrà ripetuto negli edifici di piazza Rossetti,
determinando la presenza di elementi cilindrici in ferro, simili a
sottili colonne, che scandiscono le facciate, all’interno dei
quali, tramite un raccordo a “esse”, scorrono le
acque raccolte da caditoie circolari collocate nel canale di gronda che
si sviluppa all’interno del perimetro della copertura
(testimonianza, a seguito di indagini sulla struttura, di Francesco
Testa, raccolta il 9 maggio 2019).
19
Josef Frank (Baden, 15 luglio 1885 – Stoccolma, 8 gennaio
1967).
20
Adolf Loos (Brno, 10 dicembre 1870 – Vienna, 23 agosto
1933).
21
Costruite nel 1932 per collocare gli abitanti espropriati dal
piccolo borgo sulla sponda sinistra del torrente, ai piedi della chiesa
di San Pietro alla Foce.
22
Si tratta della villa progettata a Quarto per Alberto Della Ragione,
ingegnere navale di Sorrento, trasferitosi a Genova, che verso la fine
degli anni venti iniziò a collezionare opere
d’arte moderna. Nel 1938 espose una parte della sua
collezione alla galleria «La Zecca» di Torino. Fu
anche un mecenate, rilevando la galleria «La Spiga»
a Milano, consentendo agli artisti di operare, e durante la seconda
guerra mondiale ospitò Guttuso e Raphael Mafai nella villa
di Quarto.
23
Il 5 luglio 1945.
24
Con Delibera del Consiglio Comunale n. 363 del 4 aprile 1950, in
Archivio Storico Comune di Genova.
25
Il 27 dicembre 1941 l’architetto Mario Labò
scrive al Podestà di Genova, in qualità di
consulente della proprietaria, e direttore dei lavori di ultimazione
della costruzione. Labò richiede il rilascio del decreto di
abitabilità e riassume la vicenda dell’edificio
negli ultimi venti anni: l’ossatura dell’edificio,
immediatamente realizzata secondo il progetto dell’ingegner
Tesio, viene rilevata da Caterina Marcenaro, che fa eseguire le prove
d’uso, caricando le varie campate dei due solai, per poi
portare a termine la costruzione. La signora Marcenaro paga, in data 22
gennaio 1942, l’oblazione per la contravvenzione edilizia n.
217/1948. Il documento reca la data 23 settembre 1948. Nella cartella
162-924 dell’Archivio Storico del Comune di Genova si trova
anche un’ulteriore richiesta del decreto di
abitabilità, redatta dalla signora Elisa Marchetti, che
afferma di essere proprietaria dell’immobile per atto tra
vivi dal 9 novembre 1946. La signora Marchetti dichiara nuovamente che
il progettista per la costruzione dell’immobile è
l’ing. Tesio Alfonso. L’edificio attualmente
visibile corrisponde invece ai disegni redatti da Mario
Labò, anch’essi contenuti nella cartella
dell’Archivio Storico. Si tratta di quattro fogli recanti in
basso a destra il timbro contenente nome, indirizzo e numero telefonico
dell’architetto. I disegni comprendono tre planimetrie in
scala 1/50 e quattro prospetti dell’edificio. I disegni sono
a china, le scritte eseguite coll’uso del normografo.
26
Caterina Teresa Enrichetta Marcenaro (Genova, 23 luglio 1906
– Genova, 2 luglio 1976). La ricostruzione delle vicende
familiari della Marcenaro si deve principalmente alle ricerche sulle
fonti svolte da Raffaella Fontanarossa e riassunte nel suo lavoro
monografico (Fontanarossa 2015). In particolare, oltre che dai
documenti patrimoniali conservati nell’Archivio Storio del
Comune di Genova relativamente allo stabile sito in via Somalia 5a,
ulteriori prove del fatto che la Marcenaro risiedesse effettivamente in
via Somalia vengono fornite da alcune testimonianze orali raccolte da
Raffaella Fontanarossa. Caterina Marcenaro insegnò storia
dell’arte al liceo D’Oria dal 1937 al 1947
(Fontanarossa 2015, p.47). Se è vero, come ricorda
un suo ex studente, che ogni mattina si recava a scuola percorrendo via
Montallegro (Fontanarossa 2015, p. 34), e se il percorso lungo via
Montallegro è del tutto coerente con la partenza da via
Somalia tramite il raccordo di via Scogli, il periodo di possibile
residenza può iniziare nel ‘37 e, forse,
considerarsi concluso con il momento della vendita
dell’immobile (per atto del 9 novembre 1946).
Periodo, per altro, che comprende la data (22 gennaio 1942) in cui la
Marcenaro paga l’oblazione per la contravvenzione edilizia
conseguente ai lavori eseguiti in difformità. Inoltre, dalla
testimonianza (raccolta telefonicamente nell’aprile del 2019
da Raffaella Fontanarossa) di uno dei due nipoti della Marcenaro (figli
dell’unico fratello, Bartolomeo detto Mario),
all’epoca non ancora nato, la palazzina in via Somalia era
casa la del padre e quindi, con tutta probabilità, anche di
sua sorella nubile. Da ulteriori ricordi del nipote Pietro, Mario
Marcenaro si trasferì a Marsiglia nel Dopoguerra, lavorando
nel comparto dell’edilizia e partecipando alla costruzione
della Cité radieuse di Le Corbusier (Fontanarossa 2015, p.
21), e interruppe, di fatto, i rapporti con la sorella.
27
La Cité Frugès è un quartiere
residenziale situato a una decina di chilometri dal centro di Bordeaux.
Viene realizzato tra il 1924 e il 1926 su progetto di Le Corbusier e
Pierre Jeanneret (Ginevra, 22 marzo 1896 – Ginevra, 4
dicembre 1967), commissionato dall’industriale Henri
Frugès per fornire alloggi ai dipendenti della propria
ditta. Sul progetto iniziale di 127 case, le 51 case
costruite rappresentano sette tipi diversi. Il riferimento usato da
Mario Labò per il progetto genovese è quello
della tipologia definita «gratte-ciel», palazzine a
base rettangolare che si sviluppano per tre piani fuori terra, oltre
alla copertura praticabile raggiungibile tramite una scala esterna dal
terzo livello.
28
Edoardo Benvenuto definisce “le opere di Luigi Carlo
Daneri, di Mario Labò e di pochi altri, trasgressive
messaggere di lontane avanguardie” (Introduzione, in
«Cento anni di architetture a Genova: 1890-2004», a
cura di Luigi Lagomarsino, Genova 2004, p. 14).