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Nei luoghi di “Fragmenta”

Osservare più da vicino la misura dell’impaginato, i disegni, le foto, le didascalie che regolano i libri della collana “Fragmenta”; leggere i testi, le riflessioni e le digressioni, che catturano il lettore nella loro complementarità, significa seguire “piste” di curiosità.
La nuova iniziativa editoriale della Bramea Editore riflette l’intento d’interpretare il fare architettura
con dei libri che guardano il campo della cultura del progetto, dell’architettura con un raggio d’azione internazionale.
I contenuti di “Fragmenta”, definiti dall’editore Giacinto Cerviere, sono un portato disciplinare per “architetti militanti”1.
Ed è proprio attraverso questa unità di intenti, ravvisabile nella progettualità editoriale della Bramea, che si fondano alcuni presupposti di riconoscibilità.
Con grande efficacia piccola casa editrice indipendente, prende il nome da una rarissima farfalla notturna resistita all’ultima glaciazione, che da 25 milioni di anni abita il territorio del Vulture. Si tratta della Bramea Europea che l’entomolgo altoatesino Hartig scoprì, negli anni sessanta, nella riserva naturalistica del Lago piccolo di Monticchio, a nord-ovest della piccola regione della Basilicata.
L’omaggio al nome di questa singolare falena è un farsi carico di una possibile resistenza culturale proveniente dal Sud e diretta non solo al Sud d’Italia. Come tante Bramee, scrive l’editore on-line, la casa editrice accoglierà nel suo “habitat” tutti gli autori che vorranno condividere il loro percorso culturale.
Sulla scia di questa auspicabile suggestione dobbiamo leggere, in particolare e in riferimento ad alcune scelte editoriali, le possibili sollecitazioni progettuali presenti in “Fragmenta”.
L’intelligibilità degli scritti avviano un processo d’apprendimento che disegna, definisce e suggerisce un percorso privilegiato per tutti coloro che intendono affrontare da vicino il ruolo dell’architetto progettista, ricordando una precisazione cara a Pasquale Culotta.
Questi, nel fragile territorio dell’architettura, devono avere la capacità di riconoscere quelle situazioni in cui è obbligatorio introdurre, attraverso la qualità nel progetto di architettura, gli elementi nuovi capaci di instaurare una dialettica con le qualità fisiche e culturali del territorio.
In quest’area culturale si muove “Fragmenta” che, ad oggi, da al possibile lettore l’opportunità di seguire tre “piste” di un racconto in fieri .
La prima riguarda le Costruzioni semplici. Nove case nella campagna siciliana, di Michele Sbacchi. Un libro su “piccole” case” che «s’innestano nella campagna radicandosi al suolo dal quale traggono linfa vitale. Azione progettuale di un architetto-topografo che -come scrive Vincenzo Latina nel saggio introduttivo dal titolo: “La “complessa semplicità” nella rilettura del suolo e del suo rilevato innesta, così come s’impianta la vite e si costruisce il filare, dolcemente nel terreno seguendone i rilievi e le piccole asperità delle case simili a piccole tenute agricole. Sono dei dispositivi residenziali in cui la semplicità è la risultante di un pensiero complesso» (Latina 2017, p. 10).
In questo libro, Sbacchi ci descrive, nella complessità dell’esistente, alcune case isolate, seconde case o “case in campagna”, costruite in uno «stesso ambito territoriale, peraltro molto ristretto: la campagna che va dalla Valle del Belice fino a poco oltre l’abitato di Menfi, sulla costa sud della Sicilia» (Sbacchi 2017, p. 17).
Il tutto è narrato con capacità di scrittura. Qui l’autore decide di riflettere sul rapporto tra architettura e agricoltura. È l’affermarsi di un modo di vivere che Sbacchi, da progettista e da studioso, esplicita nelle pagine di questo libro.
 È il caso della casa Marklund Oldenburg che trova il suo posizionamento finale nella parte alta del terreno tra i due pezzi di vigneto. Il sistema strada/parcheggio/casa/piscina aderisce all'orografia, seguendo l’andamento del terreno. Ogni stanza del piano terreno si trova su vari livelli della quota dell’esterno (una sorta di “raumplan rustico”). La facciata lunga verso il panorama e la piscina, come se fosse una sua continuazione, è disposta di lato alla casa.
L’originaria valenza del fare architettura ha, così come con le altre forme dei saperi, la capacità di elaborare un modo di abitare, fra interno ed esterno e viceversa, in forme semplici, sensibili e intelligibili.

La seconda pista è il libro di Vincenzo Latina, Sulla roccia verso il cielo. Le tautologie imperfette, con un saggio introduttivo di Marco Biraghi dal titolo: “Le tautologie imperfette”. Qui si racconta l’intento di realizzare un’architettura consapevole della propria posizione geografica e della propria condizione storica. Vincenzo Latina «appartiene a quella ristretta percentuale di architetti – scrive Marco Biraghi – che intende il proprio mestiere come l’esercizio di una visione più ampia, più allargata, tanto nello spazio quanto nel tempo; una visione capace di comprendere ragioni che non attengono – almeno apparentemente – all’immediata economia dell’ ‘oggetto’ da progettare, e che tuttavia finiscono con l’entrarvi, non però come principi generali e astratti, bensì in una forma finita e concreta» (Biraghi 2018, p. 12).
Alla struttura del libro si contrappongono le tracce di un ragionare che indaga in profondità il concetto di spazio in architettura, intendendolo nell’accezione espressa nel titolo stesso con l’uso della parola tautologia che rimanca l’insieme della questione come materia del costruire.
Ed è proprio in questa differenza «nel loro essere tautologie imperfette – scrive Marco Biraghi nell’introduzione –, capaci insieme di avvicinare immagine e senso e di mettere distanza tra loro», che si libera un solido itinerario teorico attraverso la pratica dell’architettura.
Il volume diviso in sei capitoli descrive argomenti tra loro affini e corrispondenti. Il primi tre descrivono tre interventi residenziali che sono le occasioni per sperimentare una ricerca fra trascrizioni e riscritture in architettura attraverso il tema ricorrenti dello scavo, il suo fondarsi sulla roccia e il trasferimento di materia, di immagine e di senso. Il quarto capitolo ‘Costruzione e sottrazione in architettura’ è un saggio critico sulle influenze del mondo sotterraneo. Il quinto capitolo, “Sulla roccia verso il cielo”, è una mirata descrizione di come alcuni caratteri delle latomie della Neapolis di Siracusa sono generatori di emozioni fra archeologia, roccia, cava e luce.
L’ultimo capitolo è una sintesi di due sperimentazioni didattiche dove il progetto pluripremiato del Padiglione di ingresso all’Artemision di Siracusa è il suggeritore silente per alcuni studenti di architettura.

La terza pista è quella di Yiorgos Hadjichristou con: Il confine poroso. Riverberi nelle Terre Dormienti di Cipro. Curato da Michele Sbacchi il volume si apre con un saggio introduttivo di Alessandro Rocca che già dal titolo, “Oltre il progetto locale”, delinea l’architettura di Hadjichristou come il fare in un realismo intelligente, in un «sistema flessibile che, di volta in volta, in modo empirico, riscrive con cura le proprie regole compositive e tecniche» (Rocca 2020, p. 15).
Nell’opera di Yiorgos Hadjichristou, che attualmente vive e opera lungo la Zona morta di Nicosia nello stato di Cipro, il concetto di limite, di confine e di porosità tiene insieme le strutture delle case. Si tratta di una labilità controllata che attraversa zone volutamente indefinite mettendo in luce radicati preconcetti architettonici. Lo spazio affonda le proprie qualità nelle finiture industriali e nell’uso di materiali poveri. È un ambito che trova la sua misura nella spazialità ridotta di un piccolo patio, di un giardino domestico, in cui gli spazi interni e quelli esterni sono intercambiabili.
Questo «invidiabile punto di equilibrio tra l’immaginazione del progetto e la realtà della costruzione», come scrive Alessandro Rocca, genera un microcosmo di sinergie tra momenti pubblici e privati (Rocca 2020, p. 16).
Come ne complesso residenziale a Yeri dove la scatola scavata accoglie luce, ventilazione e multiple viste in tutte le stanze. Il progetto tenta di esplorare nuove tipologie abitative, una necessità che diventa priorità essenziale per l’ambiente costruito dell’isola di Cipro.

La serie offre uno sguardo selettivo, un preciso punto di vista culturale, pubblicando autori noti e meno noti, con la chiara intenzionalità di far emergere le pratiche progettuali, lo spazio architettonico e la relazione corre tra i modi di vita e lo spazio costruito.
Si tratta di questioni attuali che nei tre volumi della seria confermano, nel dibattito disciplinare contemporaneo, un’ambizione contraddittoria. Oggi bisogna affidare ad ogni intervento d’architettura a un senso di continuità e d’innovazione per una qualità del progetto (Burkhardt 1997, pp. 2-3).
Dal punto di vista degli apparati paratestuali le copertine elaborate da Giacinto Cerviere dei tre volumi sono sobrie e richiamano alla mente le composizioni di Kazimir Malevič. Queste sono tipicamente grafiche, e utilizzano un colore diverso abbinato a delle scritte: rosso, azzurro, verde. Inoltre, sempre in copertina, viene inserito, oltre al nome dell’autore e al titolo dell’opera, una foto in un campo circolare che è sempre in bianco e nero. Mentre all’interno del volume, nell’organizzazione dello spazio-formato del libro, le didascalie e le immagini introducono il lettore in un luogo in cui fermarsi e sostare al “riparo” dell’architettura.
Oggi è possibile riconoscere nella serie “Fragmenta” un suggerimento sul fare architettura che l’editore rivolge, facendosi portavoce, a un crescente pubblico di lettori.
A questo proposito è più che mai pertinente un’osservazione di Marco Biraghi quando scrive che «è necessario interrogarsi, dopo avere debitamente esplorato il profilo e il campo d’azione degli architetti di un passato lontano o recente che hanno esercitato il proprio ruolo di intellettuali, è quale sia il senso oggi […] di un architetto […] che sappia farsi interprete attivo della realtà, prefigurando per essa possibilità alternative, o quantomeno cercando di metterla in crisi» (Biraghi 2019, p. 15).
Questa riflessione merita di essere letta per individuare, all’interno dei tre volumi, le relazioni e le intime contraddizioni del fare progettuale che interagiscono per la modificazione dei luoghi e dei sistemi urbani.


Santo Giunta

Note
1 Giacinto Cerviere, vive e lavora a Rionero nel Vulture, abilitato a professore di seconda fascia in Progettazione Architettonica, è stato professore a contratto a Napoli e Salerno. Titolare dello studio di architettura Vortex_A, focalizza la sua ricerca sui temi architettonici a scala urbana e le potenzialità visionaria delle aree marginali. Direttore della rivista Cameracronica per Libria, fonda la casa editrice indipendente Bramea.




Autore: Michele Sbacchi
Titolo: Costruzioni semplici. Nove case nella campagna siciliana
Lingua: italiano
Editore: Bramea editore
Caratteristiche: formato 17 x 24cm, 160 pagine, brossura, a colori
ISBN: 978-88-94239-80-5
Anno: 2017

Autore: Vincenzo Latina
Titolo: Sulla roccia verso il cielo. Le tautologie imperfette
Lingua: italiano
Editore: Bramea editore
Caratteristiche: formato 17 x 24cm, 160 pagine, brossura, a colori
ISBN: 978-88-942398-1-2
Anno: 2018

Autore: Yiorgos Hadjichristou
Curatore: Michele Sbacchi
Titolo: Il confine poroso. Riverberi nelle Terre Dormienti di Cipro
Lingua: italiano
Editore: Bramea editore
Caratteristiche: formato 17 x 24cm, 160 pagine, brossura, a colori
ISBN: 978-88-942398-3-6
Anno: 2020