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L’occhio dell’architetto. Viaggio attraverso lo sguardo di trentatré architetti ai tempi del Covid-19


l volume di Federico Bilò e Riccardo Palma offre al lettore una antologia interessante di pensieri elaborati durante i giorni di confinamento che hanno seguito i Decreti del Governo Italiano in risposta al propagarsi della pandemia di Covid-19 nei primi mesi del 2020.
Per stessa ammissione degli autori i presupposti della raccolta si presentano del tutto in linea con gli atteggiamenti e le situazioni che tutti abbiamo vissuto in quei mesi: il tentativo, cioè, di costruire e rafforzare legami virtuali con gli altri, con l’intenzione di costruire una nuova routine del vivere collettivo; un iniziale «divertissement, che avrebbe potuto, nel migliore dei casi, offrire un insieme di considerazioni intelligenti, scaturite dalla condizione di confinamento domestico»1.
Oggetto della raccolta è lo spazio del vivere dell’uomo, inteso come luogo fisico e mentale, osservato e analizzato dall’occhio di 37 soggetti che descrivono 33 scaenae umane e urbane. Tanti sono i palcoscenici che sono proposti al lettore: immagini d’interni, sguardi verso esterni vicini o lontani, passeggiate nell’interiorità di orizzonti immaginari, corrispondenze tra lo spazio intimo e quello collettivo, interferenze, scontri.
Gli autori dei contributi sono tutti architetti; ne deriva una sequenza di riflessioni che hanno come appiglio al reale una interpretazione dello spazio intensa e consapevole del significato che questo ha per l’individuo; lo spazio del vivere è l’assunto primario e il fine ultimo di chi progetta.
Si potrebbe azzardare la definizione di professionisti dello spazio per descrivere gli attori di questo copione, ai quali sono destinate quattro pagine ciascuno: due di testo e due per una personale elaborazione grafica del proprio monologo.
La ricerca di Bilò e Palma affonda nella tradizione artistica occidentale dell’osservazione, da parte del soggetto protagonista, dello spazio che gli è proprio e circostante; e così nel testo si susseguono un gran numero di memorie letterarie, artistiche e architettoniche, che suggeriscono un canovaccio sul quale costruire la propria storia.
L’interessante variazione sul tema del libro deriva, però, dall’impossibilità per i protagonisti di uscire dall’involucro dello spazio domestico; situazione che obbliga una riflessione introspettiva sulla condizione di fissità forzata in un contesto che – come è più volte descritto – ha un che di innaturale. Allo straniamento dell’ambiente esterno, che diventa altrove, corrisponde uno spalancarsi della mente e dell’immaginazione dell’architetto, che riconosce nella singolarità dello spazio individuale una porzione, se non una sintesi, dello spazio della collettività, ora fuori dalla finestra, come meravigliosamente espresso da L. Khan in una conferenza del 1972, «l’architetto può costruire una casa e una città nello stesso respiro, se solo pensa a queste come un unico meraviglioso reame»2.
I contributi sono quindi geografie private, organizzate dai due curatori in sezioni che compongono la pianta della casa collettiva (il corridoio, la stanza, lo studiolo, il giardino, il cortile); a queste si affianca un elemento – la finestra – al quale è dedicato un capitolo a parte, metafora forse dell’occhio dell’autore.
Ci si aspetterebbe, come nelle antologie scolastiche, una serie di domande alla fine del testo sul tema del vivere, sul significato degli elementi della casa o sul destino dei protagonisti; rimane invece sospesa questa riflessione, per cui si è obbligati a riflettere sulle questioni che i contributi sollevano in merito al vivere contemporaneo, alle potenzialità a volte dimenticate degli strumenti che come progettisti abbiamo nel dare forma allo spazio per l’uomo e alla necessità di rivedere e ridefinire una coerente dimensione umana dello spazio del vivere.


1 Bilò F., Palma R. (2020) - Il cielo in trentatré stanze. Cronache di architetti #restatiacasa, LetteraVentidue, Siracusa, p. 6
2 Louis I. Kahn, lezione tenutasi in occasione dell’International Design Conference of Aspen (IDCA) nel 1972

Riccardo Petrella





Curatori: Federico Bilò e Riccardo Palma
Titolo: il cielo in trentatré stanze.
Sottotitolo: Cronache di architetti #restatiacasa
Lingua: italiano
Editore: LetteraVentidue
Caratteristiche: formato 16,5 x 24cm, 163 pagine, brossura, a colori
ISBN: 978-88-6242-451-6
Anno: 2020