La fotografia come esperienza. La luce come guida nello spazio dell’architettura

Mario Ferrara




Se la fotografia è l’esito di un incontro tra autore ed architettura, allora la luce, essenza della fotografia, è guida necessaria per compiere l’esperienza dell’architettura.

Leggere con lo sguardo il progetto del doppio ipogeo della Cattedrale di Caserta di Francesco Venezia, significa incontrare la luce e inevitabilmente farsi guidare da essa.

L’incontro con il primo spazio è raffinato: la tenda dell’accoglienza si rivela allo sguardo nel percorso della scala che conduce al primo ipogeo, tempo necessario alla retina di adeguarsi all’atmosfera del luogo di preghiera.

La luce dalla teca dell’alleanza invita ad avvicinarsi; il tempo dello stare completa la familiarità con lo spazio, le cose e la materia.

La soglia cavata nel tufo mediante una sezione cumana richiama nell’attraversarla il rito del passaggio.

In fondo la luce conduce al luogo della morte, ossimoro teologico messo in scena dall’architettura del secondo ipogeo.

Da qui la luce naturale ci guida all’apertura che conduce allo spazio esterno: “dolce è la luce e agli occhi piace vedere il sole” (Qohelet, Ecclesiaste 11-7).