Dall’inizio degli anni ‘50 fino alla metà degli anni ‘70, Constantinos A. Doxiadis (1913-1975) è stato un analista, progettista e promotore dello sviluppo urbano estremamente prolifico. Doxiadis Associates, lo studio da lui fondato e diretto, è stata tra le società di consulenza urbanistica e più attive al mondo dalla sua fondazione, tra la fine del 1953 e la metà degli anni ‘70. Con sede ad Atene e operante in oltre 40 paesi, ha progettato alcuni dei più grandi programmi abitativi nazionali nel mondo e un’ampia gamma di progetti di nuove città, di espansione urbana e rinnovamento urbano[1].
Doxiadis istituì e promosse una “scienza degli insediamenti umani”, che chiamò “ekistica”, applicandola al mondo intero e al passato, presente e futuro della civiltà umana. L’ekistica era, e continua ad essere, un campo interdisciplinare che abbraccia le scienze sociali e ambientali. Sottolinea le prospettive spaziali, temporali e grafiche, collegando la storia alla pianificazione e alla futurologia, utilizzando un’ampia gamma di mappe, diagrammi e fotografie.
L’architettura era una componente importante dell’echistica, ma Doxiadis è andato ben oltre la struttura disciplinare convenzionale per incorporare le agende dell’interior design, dell’architettura del paesaggio, dell’ingegneria civile, delle scienze regionali, della geografia umana e degli studi globali.
Per sviluppare e promuovere l’echistica, e in stretta associazione con la sua impresa, Doxiadis ha fondato e diretto l’Athens Center for Ekistics (ACE), l’Athens Technical Organization (ATO) e la World Society for Ekistics (WSE). L’A.C.E. e A.T.O. erano importanti imprese accademiche da cui organizzare ricerche, conferenze e programmi di formazione e pubblicare opuscoli, monografie, libri e due riviste, la D.A. Review che riassumeva la produzione di Doxiadis Associates, ed Ekistics, una rivista accademica destinata a promuovere la scienza degli insediamenti umani in tutto il mondo.
Doxiadis ha scritto e curato oltre 20 libri e centinaia di articoli e rapporti di pianificazione, ha organizzato 12 conferenze internazionali, note come Delos Symposia per molti degli intellettuali più creativi degli anni ‘60 e dei primi anni ‘70. In quanto combinazione di rivista accademica, campo di competenza e movimento per generare politiche su questioni di sviluppo urbano e regionale in tutto il mondo, ekistics è stata bollata come interdisciplinare, politicamente orientata e futuristica, con un legame speciale con l’esperienza pionieristica della storia, della lingua e della cultura e civiltà greca.
Il termine “ekistics” era solo uno dei centinaia di esempi di come Doxiadis usasse deliberatamente la lingua greca e gli esempi, inseriti nella lingua inglese, come forma di “marchio” e identità intellettuale. Lui e i suoi colleghi più stretti generalmente lavoravano in inglese, la lingua globale dominante, ed erano disposti a viaggiare e lavorare in aree povere del mondo che avevano pochi visitatori internazionali. Essi hanno trasformato la loro nazionalità greca in un vantaggio competitivo per esaltare l’eredità greca, promuovere l’interesse per la Grecia del turismo internazionale, inserendo termini greci come metropoli e megalopoli nella letteratura internazionale dell’urbanistica e utilizzando i salari relativamente bassi e il costo della vita della Grecia per avantaggiarsi nei confronti delle società rivali dal Nord America e dall’Europa occidentale.
Questo articolo riassume la carriera di Doxiadis e la sua ascesa nella ribalta globale, e specula sul motivo per cui oggi non è molto conosciuto o pienamente considerato nell’architettura contemporanea e nell’ambiente dei pianificatori. Valuta il significato e le lezioni dei contributi di Doxiadis alla pianificazione, affermando che sarebbe degno di una più adeguata attenzione da parte degli architetti e degli urbanisti, di quella che gli è riservata attualmente. Per ragioni di spazio, e poiché numerose altre pubblicazioni ne discutono, qui vengono fornite relativamente poche informazioni sui suoi quadri teorici e sui progetti di pianificazione specifici. La cosa più importante, tuttavia, ai lettori si rimanda alla sua opera magna (1968) Ekistics: An Introduction to the science of human settlements, e alle pubblicazioni curate da Alexandros-Andreas Kyrtsis (2006) e a un articolo che riassume le sue idee (Bromley 2003).
Vita di Doxiadis
Constantinos Doxiadis è nato nel 1913 in una zona prevalentemente greca di quella che oggi è la Bulgaria. Suo padre era un pediatra che trasferì la famiglia ad Atene e per un certo periodo fu ministro greco per il reinsediamento dei rifugiati, la previdenza sociale e la salute.
Doxiadis ha conseguito la prima laurea in Ingegneria dell’Architettura presso l’Università Tecnica di Atene nel 1935, successivamente si è recato in Germania per due anni per completare un Dottorato in Architettura e Pianificazione presso l’Università di Berlino a Charlottensburg, scrivendo la sua tesi sulla progettazione urbana dei centri cerimoniali della Grecia antica. Mentre era in Germania fu influenzato dal lavoro di Gottfried Feder sulle nuove città e sulle strategie insediative, dal lavoro di Walter Christaller sui sistemi dei luoghi centrali e sull’organizzazione spaziale regionale e dal lavoro di Ernst Neufert sulla standardizzazione e la produzione di massa degli edifici. Ritornato in Grecia, lavorò come Capo dell’Urbanistica della Grande Atene, e poi come Capo della pianificazione regionale e delle città presso il Ministero dei Lavori Pubblici.
Il suo sviluppo professionale fu interrotto dalla Seconda Guerra Mondiale. Prestò prima servizio come caporale nell’esercito greco e poi come capo di un gruppo di resistenza nazionale contro l’occupazione greca. Diresse con successo operazioni di sabotaggio contro le linee di rifornimento militari tedesche e dopo la fine della guerra ricoprì varie posizioni di primo piano nella ricostruzione postbellica della Grecia. In quello sforzo di ricostruzione, lavorò a stretto contatto con gli amministratori americani e gli specialisti tecnici del Piano Marshall, e fu rinomato per la sua capacità di parlare inglese, guidare e ospitare visitatori internazionali e promuovere l’interesse per il patrimonio culturale e ambientale della Grecia. Per oltre cinque anni fu figura centrale nel coordinare gli sforzi di ricostruzione e nell’attrarre finanziamenti internazionali, ma nel 1950 si scontrò con le fazioni politiche greche, così da venir estromesso dalla sua partecipazione governativa.
Alla ricerca di un nuovo inizio lontano dalle tensioni, rivalità e conflitti ateniesi, Doxiadis viaggiò con la sua famiglia per stabilirsi in Australia, dove incontrò problemi per il riconoscimento dei suoi diplomi professionali e, sebbene abbia intrapreso diversi progetti architettonici e urbanistici, la sua principale fonte di reddito fu come orticoltore, coltivando pomodori. Dopo due anni in Australia, e frustrato dal suo fallimento nello sviluppo di una carriera professionale, lui e la sua famiglia tornarono ad Atene dove alla fine del 1953 fondò la società di consulenza Doxiadis Associates.
Ad Atene ricostruì rapidamente una rete internazionale di contatti e amici che aiutarono la società ad ottenere commissioni. Alcuni di queste erano in Grecia, ma la maggior parte erano in Medio Oriente, Pakistan e Africa, aree in cui i consulenti nordamericani e dell’Europa occidentale erano riluttanti a lavorare e dove la Doxiadis Associates poteva economicamente competere con la concorrenza. Doxiadis ottenne un aiuto sostanziale dalla Fondazione Ford per la creazione di un Centro di ricerca e per un’Accademia di formazione ad Atene, grazie alla sua vecchia rete di amici del Piano Marshall, e per organizzare rapidamente la sua società di consulenza. La Doxiadis Associates prosperava negli anni ‘60 e trascorse molto tempo in rete con i principali studiosi e intellettuali di tutto il mondo, facendo pressioni per una maggiore attenzione ai problemi globali imposti dalla rapida crescita della popolazione e dall’urbanizzazione.
Dalla metà degli anni ‘50 all’inizio degli anni ‘70, la carriera di Doxiadis è stata caratterizzata da uno straordinario successo, con una integrazione di attività professionale e accademica e con un gruppo di associati e seguaci in rapida ascesa.
L’interesse globale e la preoccupazione per le questioni di sviluppo urbano stavano crescendo rapidamente e le reti professionali, sociali e intellettuali associate all’ekistica hanno svolto un ruolo significativo. Forse più di ogni altro studioso-professionista, Doxiadis ha contribuito a promuovere il termine e il concetto di “insediamenti umani”, abbracciando ogni dimensione e tipo di luogo, nucleato e disperso, urbano e rurale.
Basandosi sulla sua passione per le tipologie, le relazioni spazio-temporali e i processi di sviluppo, ha analizzato gli insediamenti umani in termini di cinque “elementi” con una gerarchia nidificata di 15 livelli di “unità echistiche”. Gli elementi erano anthropos (individui), natura, società, nicchie (edifici) e reti (strade, servizi pubblici, trasporti, comunicazioni e confini amministrativi). Le unità echistiche erano: uomo (anthropos), stanza, abitazione, gruppo abitativo, piccolo quartiere, quartiere, piccola città, paese, grande città, metropoli, conurbazione, megalopoli, regione urbana (piccola eperopolis), continente urbano (eperopolis) ed “ecumenopolis” – l’inevitabile sistema urbano mondiale interconnesso del futuro. Egli vedeva gli elementi e le undici unità echistiche inferiori facilmente definibili e pienamente funzionanti, mentre le quattro unità echistiche superiori erano ancora in fase di formazione.
La Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente tenutasi a Stoccolma nel 1972 portò all’impegno di tenere un’altra Conferenza, questa volta sugli “insediamenti umani”, con il sostegno del governo del Canada a Vancouver, per l’estate del 1976.
La conferenza fu la più coinvolgente di tutte le conferenze delle Nazioni Unite tenute fino ad allora, con 132 governi nazionali rappresentati, 3.400 delegati, 1.600 rappresentanti dei media e almeno 7.000 partecipanti al parallelo “Habitat Forum”, una conferenza delle organizzazioni non governative. In molti sensi, il movimento echistico ha fornito una struttura ideale per “Habitat” perché le sue teorie e terminologie abbracciano tutti i livelli di urbanizzazione, passato, presente e futuro, e potrebbero essere applicate al mondo intero, dalle regioni del mondo fortemente urbanizzate e moderatamente prospere a quelli rurali e relativamente poveri.
Tragicamente per il movimento echistico, tuttavia, quando è stato annunciato Habitat, a Doxiadis era stata diagnosticata una malattia terminale, la malattia del motoneurone (SLA/MND, malattia di Lou Gehrig), e la natura intensamente personale della sua leadership è rapidamente passata alla responsabilità della Doxiadis Associates, l’A.C.E., l’A.T.O. e all’intero movimento echistico.
Doxiadis ha dedicato gran parte degli ultimi anni della sua vita alla produzione di pubblicazioni e allo sviluppo di relazioni accademiche per la sucessiva Conferenza delle Nazioni Unite sull’habitat che si sarebbe tenuta a Vancouver, inclusi quattro libri, Anthropopolis (1974), Ecumenopolis (Doxiadis e Papaioannou 1974), Building Entopia (1975) e Action for Human Settlements (1976), tutti pubblicati nei due anni precedenti la conferenza. Purtroppo, Doxiadis morì un anno prima della conferenza e ben prima dell’uscita dell’ultimo dei quattro libri. Nessuno di questi libri ha attirato l’attenzione quanto quelli incentrati sulle conferenze, come Housing by People di John Turner (1976) o Taming the Megalopolis di Lauchlin Currie (1976).
Gli anni di malattia di Doxiadis, la sua determinazione a partecipare alla Conferenza Habitat e la sua morte prematura hanno lasciato la Doxiadis Associates, l’A.T.O., l’A.C.E. e la sua eredità personale in una situazione caotica, con seri problemi finanziari e organizzativi e con una leadership inadeguata. Doxiadis non aveva nominato e formato alcun successore, non c’era nessuno che poteva sostituire la sua straordinaria visione e carisma, e soprattutto, la varietà delle attività legate a Doxiadis diminuì molto rapidamente negli anni ‘70. Il WSE e la rivista Ekistics proseguirono con una partecipazione e una frequenza ridotte, la rivista è stata recentemente rilanciata online come Ekistics and the New Habitat. La società di consulenza Doxiadis Associates è stata ceduta subito dopo la sua morte e da allora è passata di mano più volte, esistendo di nome ma su scala ridotta e con un ridotto rapporto con la sua eredità. Nel frattempo, l’attività di formazione e ricerca legate all’A.T.O. e l’ACE, ridimensionato durante la sua malattia, è completamente scomparsa dopo la sua morte.
L’echistica come eredità intellettuale
Fin dai suoi inizi, gli anni ‘50, l’echistica è stata etichettata come “la scienza degli insediamenti umani”, un parallelo basato sull’architettura e la progettazione, della scienza regionale basata sull’economia di Walter Isard. Entrambi i “campi interdisciplinari” erano concentrati principalmente sull’attività umana su scala regionale, attingendo a principi micro-comportamentali e alle forze macro-globali per contestualizzare le loro visioni regionali. Entrambi hanno fatto molto affidamento sulla leadership e sugli scritti del fondatore, ed entrambi sono cresciuti fino a diventare impressionanti movimenti globali interdisciplinari e quasi disciplinari. Tuttavia, sia l’echistica che la scienza regionale sono notevolmente diminuite dalla morte del loro fondatore, Doxiadis nel 1975 alla giovane età di 62 anni, e Isard nel 2010 all’età di 91.
L’eredità di Isard è più persistente, forse perché visse molto più a lungo e aveva sede negli Stati Uniti, un paese con un’economia molto più forte e un impatto intellettuale globale rispetto alla Grecia. Tuttavia, entrambi i movimenti non sono riusciti a sviluppare una direzione intellettuale e uno slancio continuativo dalla morte del loro fondatore.
Rispetto a Isard, e a quasi tutti gli studiosi e intellettuali della sua epoca, Doxiadis aveva una straordinaria visione in termini di spazio e tempo, proiettando le sue previsioni e raccomandazioni fino al futuro e ponendo forte enfasi su illustrazioni e visioni grafiche. Il suo testo classico, Ekistics: An Introduction to the Science of Human Settlements, aveva xxix + 527 pagine di testo e illustrazioni, comprese 479 mappe, diagrammi e fotografie. Doxiadis diffuse così, le sue illustrazioni attraverso l’intero spettro delle scale, dalla singola persona al mondo intero, ma si è anche concentrato ai livelli intermedi, dalla piccola città alle megalopolis, dai giganteschi agglomerati urbani che caratterizzano aree come il nord-est degli Stati Uniti, al triangolo Londra-Ruhr-Parigi nell’Europa occidentale e poi gli agglomerati costieri della Cina settentrionale, centrale e meridionale concentrati intorno a Pechino, Shanghai e Guangzhou. Le illustrazioni di Doxiadis riflettono la passione di molti architetti per la grafica, ma l’obiettivo è prevalentemente per l’urbanistica e la pianificazione, ritraendo paesaggi urbani e mappe dell’uso del suolo, piuttosto che singoli edifici.
Con la crescita della sua reputazione, della società e delle sue relazioni internazionali, negli anni ‘60, Doxiadis sicuramente apprezzò la sua crescente celebrità. Gli scrittori lo descrissero come “il più grande pianificatore” (Rand 1963), un “capomastro per uomini liberi” (Deane 1965) e il “rimodellatore del mondo” (Lurie 1966). Non era legato o limitato a nessuna disciplina accademica, e ai Simposi di Delos ha deliberatamente invitato e ospitato esponenti di spicco di molte discipline diverse e contrastanti, invitandoli tutti a condividere le loro intuizioni. I partecipanti includevano intellettuali e visionari famosi come Margaret Mead, Herman Kahn, Marshall McLuhan, Buckminster Fuller e Barbara Ward.
Ogni volta che non aveva una risposta a una domanda, Doxiadis si rivolgeva allo specialista pertinente: economisti per risolvere problemi economici, amministratori pubblici per risolvere problemi amministrativi e così via. Presupponeva che tutte le prospettive e le scelte politiche potessero essere unificate sotto una visione a lungo termine delle tendenze globali e del futuro, una visione che era, evidentemente, la sua visione. Tale consenso è stato possibile quando ospitò 30 importanti intellettuali e in una crociera nel Mar Egeo, visitando bellissime isole e impegnandosi in lunghe conversazioni faccia a faccia, ma non poté durare ad un esame internazionale più ampio e a lungo termine. Su una sola statistica, ad esempio, Doxiadis ha variamente previsto che la popolazione umana mondiale sarebbe aumentata fino a 15 miliardi, a 20 miliardi e persino 50 miliardi, numeri che sono surreali nel nostro mondo attuale di malattie pandemiche, contaminazione ambientale, perdita di biodiversità e accelerazione del cambiamento climatico. Allo stesso modo, negli anni ‘60 e all’inizio degli anni ‘70, Doxiadis presumeva che le identità nazionali e le differenze politiche e religiose sarebbero diminuite in tutto il mondo, di modo che i conflitti sarebbero gradualmente svaniti, facilitando un graduale percorso verso la pace mondiale e di governo globale.
In qualità di sostenitore della continua crescita della popolazione mondiale e dell’urbanizzazione, Doxiadis aveva una prospettiva unica, che favoriva le città lineari con edifici di pochi piani e disposti seguendo una griglia, concentrando così l’urbanizzazione in strisce interconnesse di sviluppo urbano con i principali “utilidors” – corridoi che avrebbero potuto veicolare tutte le utenze e i trasporti rapidi necessari man mano che la popolazione e le economie crescevano e venivano trasformate dalle nuove tecnologie. Oltre agli utilidors, le popolazioni dovevano essere ospitate in quartieri di media densità, con la possibilità di ampliamento graduale degli utilidors e l’aggiunta di nuovi quartieri lungo gli assi urbani a seguito dell’aumento della popolazione complessiva.
Il suo termine per una città lineare in continua espansione era dynapolis, e immaginava che varie dinapolis espandendosi, avrebbero formato ecumenopolis, la gigantesca città ramificata globale di corridoi urbani, che comprendeva aree scoperte, come terreni agricoli, parchi o terre selvage, tra gli assi.
Mentre l’urbanizzazione si sarebbe concentrata assialmente nelle dinapoli, Doxiadis prevedeva che l’agricoltura si sarebbe intensificata e sarebbe diventata più tecnica e meccanizzata, nelle aree più fertili, in modo da poter sostenere la crescente popolazione mondiale, pur richiedendo meno del 20% della terra totale globale, e coinvolgendo solo il 2% o 3% della forza lavoro totale.
Anche tenendo presente le esigenze di estrazione mineraria, pesca, pastorizia, turismo ambientale e dinamopolis in crescita, ciò avrebbe significato che circa la metà della superficie terrestre globale sarebbe potuta rimanere incontaminata.
La società e l’economia mondiale avrebbero funzionato come un’unica città globale, ecumenopoli, perfettamente interconnessa da trasporti e sistemi di comunicazione ultrarapidi.
La visione urbana complessiva di Doxiadis si concentrava su una classe media ampia e in crescita, senza disposizioni o costruzioni speciali per le élite e con la graduale scomparsa della povertà. Ciò che era cruciale, ovviamente, era una buona progettazione di alloggi, scuole, strutture commerciali e di servizi che potevano essere replicati migliaia di volte - l’opposto di ciò che gli “archistar” potrebbero immaginare con la loro attenzione sugli edifici spettacolari e unici, dalle altezze da record, dalle forme e dimensioni grandiose e dai clienti facoltosi.
La Doxiadis Associates ha progettato milioni di case per Islamabad, Karachi, il settore Sadr City di Baghdad, le città minerarie dello Zambia, la città portuale di Tema in Ghana e numerose altre in aree del Medio Oriente e dell’Africa. Centinaia di migliaia di queste case sono state effettivamente costruite, ma il significato di queste abitazioni è raramente riconosciuto oggi perché si trova in luoghi non turistici. Anche quando i suoi progetti abitativi si trovano in paesi ricchi e “sviluppati”, come Eastwick a Filadelfia, Park Town a Cincinnati o Aspra Spitia in Grecia, sono stati progettati per le famiglie della classe operaia e oggi attirano poco l’attenzione degli intenditori di architettura. Due eccezioni che potrebbero attrarre quegli intenditori sono l’Apollonion a Porto Rafti vicino ad Atene, un insieme idilliaco di seconde case per ricchi ateniesi che originariamente doveva essere una comunità di artisti e intellettuali, e la Cattedrale di Nostra Signora Maria di Sion a New Axum nella regione del Tigray in Etiopia, oggi tragicamente, nel mezzo di una guerra civile!
In quanto cittadino greco e professionista globale, Doxiadis era al di fuori del mainstream del mondo accademico e dell’editoria anglo-americana. La consapevolezza del suo insegnamento e della sua opera di pianificazione era diffusa in vari paesi e comprendeva un’ampia gamma di discipline, ma la vastità e la portata del suo lavoro in poco più di due decenni testimoniava che solo pochi lettori di Ekistics, i membri del WSE e gli studenti internazionali all’A.C.E. e all’A.T.O. erano in empatia con il suo lavoro. Dopo la sua morte, furono pubblicati lunghi tributi su Ekistics[2] e D.A. Review[3], ma la maggior parte delle riviste specializzate, riguardanti le molte discipline coinvolte nel suo lavoro, pubblicarono solo brevi necrologi e nessun riconoscimento.
Doxiadis ricevette solo pochi riconoscimenti come urbanista, architetto o ingegnere civile, anche se la sua impresa coinvolgeva impiegati con quelle esperienze. Tra le scienze sociali e ambientali, la copertura è stata minima con la sola eccezione della geografia, una disciplina ponte con un consistente pubblico di lettori di Ekistics.
La caratteristica più notevole dell’insegnamento di Doxiadis è stata la sua straordinaria copertura nello spazio e nel tempo, che vanno dagli individui (anthropos) al mondo intero (ecumenopolis), dalla storia antica fino a 200 anni di previsione. Ciò ha portato la sua guida ben oltre le norme di tutte le discipline associate e ha conferito un carattere molto speciale all’echistica, collegandosi all’archeologia, alla storia e alla futurologia. Le previsioni a lungo termine sono intrinsecamente speculative ed è probabile che nessuno sarà vivo per vedere se le previsioni di 80 anni nel futuro saranno effettivamente corrette, ma ci sono ancora forti argomentazioni secondo cui governi e intellettuali dovrebbero fare lo sforzo di esaminare tendenze e opzioni a lungo termine, per accentuare le tendenze positive e per sopprimere quelle negative. Doxiadis è stato uno dei pensatori più ambiziosi e visionari della sua generazione e le sue prospettive spaziali e temporali si estendevano ben oltre quelle normalmente considerate da architetti, progettisti o ingegneri.
Sebbene l’architettura premi l’immaginazione di alcuni dei suoi professionisti più illustri, la pianificazione e l’ingegneria tendono a concentrarsi su orizzonti temporali da 5 a 50 anni e su progetti con bassi livelli di rischio e incertezza. Il conservatorismo di queste discipline è piuttosto notevole, in netto contrasto con la grandiosa immaginazione di Doxiadis. In effetti, in molte parti del mondo negli ultimi 50-75 anni, la pianificazione si è ritirata dagli sforzi di “pianificazione nazionale” come quelli all’indomani della Grande Depressione, durante la Seconda guerra mondiale e durante i “decenni di sviluppo” del terzo mondo, dopo la seconda guerra mondiale, e si è ridotta a considerare problemi di uso del suolo e di trasporti locali. Quindi il contrasto con le prospettive di Doxiadis è cresciuto nel tempo, segnalando che è meglio non fare previsioni o proiezioni a lungo termine, piuttosto che sposare una previsione o una proiezione errate. In architettura, pianificazione e ingegneria civile, può darsi che ci siano ora pensatori meno visionari di quanto non lo fossero 50 o 70 anni fa, quando Doxiadis era all’apice della sua carriera! Non sorprende che il problema più grande delle previsioni a lungo termine sia prevedere lo sviluppo di nuove tecnologie, e questo è particolarmente evidente quando si discute dello sviluppo di ecumenopolis, l’inevitabile città globale del futuro di Doxiadis, un sistema urbano che comprendeva la quasi totalità della popolazione mondiale, collegata in una rete stradale perfettamente interconnessa. Doxiadis immaginava progressi nelle tecnologie di trasporto fisico che quelli effettivamente raggiunti, e soprattutto, non riuscì a prevedere Internet, che ha dato all’umanità un assaggio di come ecumenopolis sarebbe stata.
Oggi, infatti, è possibile assistere ad una riunione di un comitato globalizzato, in cui tutti partecipano e ascoltano le voci degli altri, con l’opportunità della traduzione simultanea di lingue differenti. Tali tecnologie sono diventate poco costose e diffuse, anche se ci sono pochi segnali che la previsione di Doxiadis, secondo cui i governi nazionali rimuoverebbero gradualmente gli ostacoli alle interazioni globali, effettivamente si stia avverando. Quasi mezzo secolo dopo la morte di Doxiadis, il mosaico globale di identità nazionali, etniche, religiose, culturali, ideologiche, di genere e altre forme di identità sembra complesso e intricato come non lo è stato mai. Il cinismo, più che l’idealismo, dei ruoli e dei poteri delle organizzazioni internazionali è diffuso e non c’è alcun segno che una sorta di governo mondiale sia all’orizzonte.
Perché Doxiadis dovrebbe essere importante per gli architetti e i progettisti di oggi?
Doxiadis ha svolto un ruolo importante espandendo gli orizzonti previsionali spazio-temporali, previsioni audaci – alcune si dimostrarono corrette altre fallaci – proiettando le tendenze con un secolo e più nel futuro. Ha stimolato molti altri a immaginare, progettare e dibattere e a considerare tendenze sul futuro a lungo termine. Con il senno di poi è ovvio che non sia riuscito a comprendere adeguatamente la complessità e la diversità delle società e delle culture locali, la complessità e la fragilità dell’ambiente natural; “grandi eventi negativi” come pandemie, il cambiamento climatico generato dall’uomo, guerre nucleari e terrorismo internazionale erano in gran parte assenti dai suoi scenari per il futuro. Egli condivideva la visione modernista diffusa nell’era del secondo dopoguerra, secondo cui le barriere socio-culturali e ideologiche sarebbero andate gradualmente scomparendo, transitando gradualmente verso una società e un sistema politico globalizzati. Prevedeva un mondo più pacifico ed egualitario con la crescita della popolazione e l’urbanizzazione che accompagnavano l’eliminazione della povertà di massa. Gran parte di questo era un “pio desiderio”, ma era comunque prezioso per stimolare gli altri a pensare e ad incoraggiare i dibattiti su questioni vitali della politica pubblica.
Quando restringiamo la discussione sulle idee di Doxiadis a quelle relative all’espansione e alla riqualificazione delle aree urbane, le sue prospettive sono ugualmente preziose per stimolare il dibattito, ma altrettanto ignorate dai pensatori tradizionali. Doxiadis era un modernista che credeva anche nella conservazione storica. Ha sostenuto lo sviluppo urbano lineare a bassa densità con unità di quartiere, superblocchi e ampi corridoi riservati ai servizi pubblici e al trasporto ad alta velocità. Le sue città dovevano essere percorribili e ben servite dal trasporto di massa, costruite “a misura d’uomo” e comunque, infinitamente espandibili aggiungendo nuove unità di quartiere lungo l’asse lineare. Ha dimostrato questo approccio in modo molto efficace nel piano e nello sviluppo iniziale della città di Islamabad e può essere applicato allo sviluppo di nuove città su aree verdi. Nell’espansione delle città esistenti, tuttavia, il piano elaborato da Doxiadis, richiederebbe controlli draconiani imposti dal governo sui proprietari terrieri, costringendo lo sviluppo urbano a svolgersi in una porzione della periferia urbana.
Il modello assiale di sviluppo urbano di Doxiadis è molto favorevole alla conservazione del patrimonio costruito storico perché allevia la pressione sulla maggior parte della città storica incanalando la crescita in un settore della periferia urbana e in aree al di là di quel settore. Il piano favorirebbe inoltre il trasporto di massa, con la maggior parte delle persone che vivono lungo il corridoio di crescita e vicino ai trasporti pubblici, offrendo accesso a tutte le principali destinazioni dell’area urbana. Il modello funzionerebbe bene nei sistemi politici autoritari, o dove sia stata raggiunta la nazionalizzazione dei terreni, ma questo non funzionerebbe nelle tipiche economie di mercato occidentali o nei paesi in cui l’occupazione abusiva e la suddivisione illegale sono i principali mezzi di espansione urbana.
Imponendo severi controlli governativi sullo sviluppo urbano, sopprimerebbe la speculazione fondiaria, limiterebbe gravemente i mercati fondiari e faciliterebbe la pianificazione urbana e lo sviluppo delle infrastrutture necessarie nel lungo periodo.
Anche se tali misure possono essere politicamente impossibili, il solo sollevarle promuove la discussione e può stimolare l’innovazione.
Pertanto, le idee di Doxiadis sono importanti per ampliare gli orizzonti e garantire che nessuna prospettiva unica domini il processo decisionale.
Doxiadis è sia un’ispirazione che un avvertimento: una figura tremendamente ambiziosa, ottimista ed energica che ha cercato di trasformare il futuro globale, un personaggio altamente imperfetto che ha esagerato quasi ogni virtù in un vizio, ha fatto troppo, si è sforzato troppo e ha concluso in relativo oblio piuttosto che elogio o infamia. La sua vita e il suo lavoro evocano l’antica leggenda greca di Dedalo e suo figlio Icaro.
Dedalo progettò il labirinto di Cnosso per contenere il mostro mangiatore di uomini, il Minotauro, che terrorizzò l’antico regno minoico di Minosse, la prima grande comunità commerciale internazionale del Mediterraneo. Quando Dedalo fu minacciato, progettò le ali in modo che lui e Icaro potessero scappare, ma Icaro ebbro della sensazionale esperienza volò troppo in alto, troppo vicino al sole, le sue ali si sciolsero e così si schiantò.
Doxiadis cercò di contenere il mostro della distopia della globalizzazione, basata sulla crescita demografica, le crescenti disuguaglianze socio-economiche, la rapida urbanizzazione incontrollata, il nazionalismo, la distruzione ambientale e l’eredità sfruttatrice dell’imperialismo e del colonialismo. Progettò una strategia per l’urbanizzazione, sostenendo che avrebbe creato un’entopia globale: fantastiche città che avrebbero potuto facilitare lo sviluppo economico, tecnologico e sociale, preservando l’ambiente. Creò una visione grandiosa e una rete internazionale, ma la sua visione era imperfetta e rapidamente svanì nell’oscurità, dopo la sua morte. Tuttavia, ebbe il merito di aver stimolato il dibattito e il pensiero creativo, e le attuali generazioni potrebbero imparare sia dalle sue previsioni fallite che dalle sue visioni più riuscite.
Note
[1]Una incompleta ma preziosa lista dei progetti della Doxiadis Associates è disponibile presso la doxiadis.org/Downloads/major_projects_N.pdf.
[2] Ekistics, v. 41, no. 247, June 1976.
[3] D.A. Review, v. 12, no. 97, July 1976.
Bibliografia
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BROMLEY R. (2003) – “Towards global human settlements: Constantinos Doxiadis as entrepreneur, coalition-builder and visionary”. In: Nasr, J. and Volait, M. (eds.) Urbanism – imported or exported? Chichester. John Wiley, 316-340.
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