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Bovisa

Imparare da Bovisa. Memorie di un quartiere


Il libro di Giorgio Fiorese rappresenta l’ultimo esito di una personale ricerca sul quartiere Bovisa, che lo vede coinvolto fin dai primi anni della sua carriera accademica e professionale. Dalle pagine del volume si percepisce un forte coinvolgimento, durato decenni e da cui traspare un certo romanticismo. Non è un caso se, nel titolo «Aura di Bovisa», utilizza una parola altamente evocativa associata al toponimo che, in modo antitetico, individua inequivocabilmente una zona all’interno della città. La parola aura è un concetto dinamico, rievoca una sensazione, una sostanza irrazionale associata ad un ricordo opaco e privo di particolari. Nel libro si cerca di restituire l’aura del quartiere attraverso numerose quanto eterogenee vicende che hanno come protagonista il palcoscenico bovisasco. L’autore non tenta di descrivere quest’atmosfera, ma prova a cristallizzarla attraverso mappe, fotografie, racconti biografici, estratti di romanzi, film e opere teatrali. Il libro attraversa 140 anni di storia e l’insieme dei materiali riportati lo rende un repertorio archivistico smisurato che restituisce i cambiamenti accaduti in questo brano di territorio, dove l’ambiente è mutato numerose volte in relazione agli sviluppi urbani, economici e sociali.

Fiorese aggiunge al titolo tre vocaboli ‒ Produzione Conoscenza Figurazione ‒ utili a individuare tre sezioni tematico-cronologiche e, al contempo, chiavi di lettura della complessa storia bovisasca. La struttura del libro è composta da 16 capitoli ricchi di informazioni e di numerosi approfondimenti paralleli. Essi avanzano in ordine cronologico, ma la suddivisione per temi comporta richiami e sovrapposizioni che rendono la relazione tra le vicende, necessariamente, molteplice e complessa. La tripartizione tematica enunciata dal sottotitolo non è evidente dal sommario; essa, invece, si manifesta tra le vicende citate nelle pagine del libro, nelle fotografie, nei dipinti o nelle poesie e talvolta mescola gli elementi del suo insieme per restituire l’aura di Bovisa.

Il primo capitolo riporta le vicende biografiche di personaggi legati a Bovisa. Tra di essi ci sono personaggi di diversa estrazione sociale e la loro storia è un importante contributo per restituire i cambiamenti avvenuti. Le nove diverse biografie riportate abbracciano tutta la vita del quartiere, dai primi decenni del XIX secolo fino ai giorni nostri, o quasi.

Ancora prima del quartiere esistevano solo terreni dediti all’agricoltura: il sistema territoriale era costituito da un insieme puntiforme di cascine e oratori, che permettevano di identificare le diverse porzioni del territorio. Una di queste è la Cascina Bovisa, che si trovava nel Comune dei Corpi Santi, da cui deriverà anche il nome del quartiere.

Dalla metà del XIX secolo si verificano una serie di avvenimenti che inizia a caratterizzare e strutturale il futuro quartiere Bovisa.

Nel 1859 viene completata la linea ferroviaria Milano-Torino e nel 1879 i collegamenti verso Erba e Saronno. Questi fatti consegneranno a Bovisa l’immagine di territorio di confine, dal punto di vista istituzionale, amministrativo ed economico.

Nel 1873 il Comune dei Corpi Santi viene annesso alla città di Milano: inizia la conversione da territorio rurale a satellite urbano.

Questa data rappresenta uno spartiacque e la nascita effettiva del quartiere, che verrà completato gradualmente nei decenni successivi.

Il 1882 viene riconosciuta da Fiorese ‒ che utilizza un cospicuo apparato bibliografico ‒ l’anno di nascita dell’industria chimica italiana, che trovò proprio a Bovisa il luogo ideale di sviluppo e dove iniziarono a insediarsi eccellenze del settore: Candiani, Calamari, Brill, Carlo Erba, Mapei, tra le altre. L’autore restituisce questo periodo ‒ che corrisponde alla Produzione ‒ attraverso una precisa cronistoria dell’industria bovisasca. Quest’ultima viene integrata con numerose fotografie dell’epoca e descrizioni delle attività produttive più importanti, da cui ne deriva, con precisione, la vita del quartiere industriale e le storie di operai e fabbriche.

Tra la fine del secolo e gli anni ’30 vengono costruiti alcuni insediamenti civile che consentono di integrare servizi e abitanti all’attività produttiva prevalente. Si tratta di un ospedale, due scuole elementari, tre nuclei residenziali dell’Istituto Case Popolari.

Nel 1905 viene costruito il primo gasometro, a cui se ne aggiunge uno nel 1930 e un terzo nel 1953, poi chiusi nel 1994. Ancora oggi i gasometri ‒ solo due, in quanto quello del 1953 è stato demolito ‒ caratterizzano il paesaggio urbano del quartiere, ben visibili da differenti punti.

Il libro prosegue con i capitoli relativi ai periodi delle due guerre mondiali e del dopoguerra, quando il quartiere continua a strutturarsi dal punto di vista urbano. Queste sezioni contengono diverse testimonianze, che comprendono dipinti di Mario Sironi, memorie di operai, un estratto de «Il ragazzo della Bovisa» di Ermanno Olmi, disegni e dipinti di Ampelio Tettamanti, opere e foto di Ernesto Treccani, scritti di Giovanni Testori, testimonianze e scene di «Rocco e i suoi fratelli» di Luchino Visconti.

Dal 1970 inizia un periodo ‒ che corrisponde al tema della Conoscenza e della Figurazione, spesso convergenti ‒ che vede coinvolto l’autore, compreso il periodo delle mobilitazioni studentesche e della riforma accademica. In quegli anni stava avvenendo la dismissione industriale del quartiere, prolungatasi nel decennio successivo, che ha dato origine a molto progetti di trasformazione urbana e il gruppo coordinato da Guido Canella, di cui faceva parte Fiorese, svilupperà alcune di queste proposte, che volevano insediare a Bovisa la nuova sede del Politecnico.

Il libro riporta molta documentazione d’archivio, dai dibattiti con la pubblica amministrazione ‒ che in origine prevedeva il Politecnico a Gorgonzola ‒ fino alle diverse proposte progettuali succedutesi.

Nel 1987 Nicolin ripropone il tema in Triennale, nella manifestazione «Le città immaginate». Nel libro, questa occasione rappresenta l’opportunità di dedicare diverse pagine alla figura e alle opere di John Hejduk, tra i progettisti invitati da Nicolin per la proposta a Bovisa.

L’esplorazione dei materiali sul quartiere prosegue tra interviste, ulteriori racconti, fotografie e disegni. Nelle pagine finali vengono presentati i progetti e le iniziative più recenti ‒ tra cui l’hub della conoscenza ‒ che confermano, di fatto, l’idea-prima di quartiere della cultura.

Il libro mostra solo apparentemente la storia di un quartiere-laboratorio attraverso le innumerevoli voci dei suoi abitanti nel corso della sua evoluzione. Giorgio Fiorese, in realtà, realizza un prodotto attraverso un processo scientifico intricato quanto esemplare che mette in relazione i reperti di un archivio potenzialmente smisurato con le dinamiche eterne di trasformazione della città. Si tratta di un procedimento assai complesso ma reso trasmissibile proprio grazie a questa pubblicazione: non si tratta, quindi, solo delle memorie del quartiere Bovisa. Questo esempio ci dimostra come la storia e il progetto si alimentano reciprocamente dando origine a combinazioni che originano molteplici interpretazioni. Quello di Bovisa, è un racconto che prosegue fino ai giorni nostri, per sua natura imperituro: palesa il divenire di un museo immaginario tramite un processo di selezione e giustapposizione di elementi materiali, vicende, storie che testimoniano l’esperienza della sostanza secolare della città. Molte periferie ancora irrisolte come Bovisa possono solo giovare dalla ricostruzione di una memoria-archivio da cui generare una molteplicità interpretativa, soprattutto dal punto di vista del progetto.

Giuseppe Verterame





Autore: Giorgio Fiorese
Titolo: AURA di BOVISA
Sottotitolo: Produzione Conoscenza Figurazione
Lingua del testo: Italiano
Editore: Maggioli Editore
Caratteristiche: formato 26x26 cm, 139 pagine, brossura, colore
ISBN: 978-88-916-5579-0
Anno: 2022