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Sfogliando il volume Giorgio Raineri 1927-2012 curato da
Gentucca Canella e Paolo Mellano ci si rende conto fin da subito che
racconta l’opera di un importante architetto italiano attraverso
un sapiente e complesso lavoro di ricerca. Una ricerca su un
architetto, forse non abbastanza conosciuto e sufficientemente
approfondito dalla storia dell’architettura – pochi sono
gli studi monografici sull’opera di Raineri – ma nemmeno da
quegli studiosi che, con le loro parole, hanno celebrato alcune
importanti opere di altri architetti operanti. Un architetto che,
condividendo le parole della curatrice, può essere
«accreditato a pieno titolo tra gli architetti italiani del
secondo Novecento capaci di un confronto corpo a corpo con
l’architettura». Non è casuale quindi che
l’opera di questa figura rientri a pieno titolo all’interno
della prestigiosa Collana Architetti italiani del Novecento, inaugurata
nel 2018, edita da Franco Angeli, e diretta da Gentucca Canella che,
negli ultimi anni ha pubblicato scritti e atti di convegni su
importanti maestri dell’architettura italiana come Ernesto N.
Rogers, Guido Canella, Carlo De Carli, Roberto Gabetti.
Il libro è un confronto di studiosi di generazioni differenti e
provenienti da diversi ambiti, dal progetto alla storia
dell’architettura, dal restauro agli studi professionali, che
costruiscono una ricognizione dettagliata e una testimonianza estesa
sull’opera e sulla personalità di Giorgio Raineri. Un
confronto allargato tra studiosi di diverse generazioni, che affianca,
tra le pagine del volume, i saggi di alcuni dei principali protagonisti
dell’architettura italiana con le riflessioni di studiosi del
Politecnico di Torino e con gli studi di giovani ricercatori.
Raineri ha realizzato molti progetti, a diverse scale, affrontando
molteplici temi di carattere civile e privato. Appartiene a quella
generazione, nata nella seconda metà degli anni Venti, che ha
partecipato all’edificazione dell’architettura italiana del
secolo scorso, per mezzo di opere di indubbio valore poetico, operando
principalmente nel contesto piemontese e, se pur rimanendo in parte
distante dall’ambiente accademico e dall’insegnamento, ha
condotto un «lavoro indefesso alla preparazione del
progetto» durato più di sessant’anni, tra le mura
dello studio di via Sacchi a Torino.
La struttura del libro è molto importante, è suddiviso in
quattro parti distinte: una prima intitolata Giorgio Raineri, gli amici
e lo studio di via Sacchi raccoglie scritti di “amici” che
hanno condiviso lo studio, la vita e le esperienze professionali
collaborando con lui, condividendo progetti e storie di vita vissuta.
È commovente, ad esempio, il ricordo di Aimaro Isola, chiamato a
collaborare dai giovani Gabetti e Raineri al concorso poi vinto per la
Borsa Valori di Torino che, citando Montale, Mallarmé e altri
grandi poeti, fa un ricordo di un Raineri poeta.
Segue poi una seconda parte intitolata Giorgio Raineri: il pensiero e
le opere costituita di scritti di importanti architetti e studiosi che
entrano in merito alla vita e all’opera dell’architetto
piemontese descrivendone le architetture, i contesti e la sua
capacità di controllo del progetto, dall’ideazione fino al
momento operativo attraverso un controllato disegno della materia.
Vittorio Gregotti, ad esempio, ricorda quando alla
“Casabella” di Rogers, scrisse il suo primo importante
testo sull’opera di Raineri, fino a Gianni Contessi che riporta
il discorso ampliando l’orizzonte all’architettura
piemontese, e molti altri.
La terza parte, Una nuova generazione a confronto con l’opera di
Giorgio Raineri ha il merito di allargare il confronto dando voce a
giovani studiosi, chiamati dalle principali scuole di architettura
italiane, intenzionati a studiare e approfondire, forse per la prima
volta, l’opera di Raineri.
La quarta parte infine raccoglie e ripubblica integralmente gli scritti
pubblicati nella rivista “Porti di Magnin” nel numero 42
dell’aprile 1999 allora diretta da Carlo Pellegrino e per
l’architettura da Lorenzo Mamino, numero che fu dedicato
integralmente ai cinquant’anni di architettura di Raineri. Questo
capitolo anticipa e completa l’ultima parte del libro, fatta di
apparati che raccolgono, oltre a una bibliografia completa su Raineri,
una preziosa raccolta anastatica delle principali riviste che hanno
pubblicato le sue opere nel Secondo Novecento, dalla
“Domus” di Giò Ponti, alla
“Casabella-continuità” diretta da Ernesto N. Rogers
con gli importanti articoli scritti da dei giovanissimi Vittorio
Gregotti e Aldo Rossi, fino a “Controspazio” di Portoghesi
o “L’Architettura. Cronache e storia” di Zevi,
documenti significativi che rendono questo volume completo nei suoi
intenti di raccontare, documentare e raccogliere il lavoro
dell’architetto piemontese.
Merita infine di essere citato il ricco apparato iconografico che
accompagna i testi scritti, elemento non secondario per un libro di
architettura, che rende questo volume un approfondimento critico
prezioso per conoscere la figura e l’opera di Raineri in grado di
«tramandare alle generazioni più giovani la sua lezione e
la sua originale visione dell’architettura».
Concludo riportando la questione al merito principale di questa ricerca
che, come la collana in cui è raccolta dimostra, pone
l’attenzione sulla necessaria riflessione legata alla conoscenza,
alla salvaguardia e alla tutela dell’architettura d’autore
del secondo Novecento spesso soggetta a incoscienti interventi di
adeguamento, manutenzione, ridestinazione funzionale o a volte anche
demolizione, che compromettono e alterano l’integrità
dell’opera, la sua forma espressiva, il linguaggio e la figura.
Su questa linea di ricerca, da diversi anni, si battono i curatori di
questo libro, organizzando convegni, seminari e discussioni pubbliche
ma soprattutto scrivendo pubblicazioni su questo tema, si veda ad
esempio il volume edito nella stessa collana Il diritto alla tutela.
Architettura d’autore del Secolo Novecento a cura di Gentucca
Canella e Paolo Mellano.
Raccogliere, documentare, riscoprire le opere di una certa parte
dell’architettura italiana diventa quindi un momento necessario
rispetto a una sensibilizzazione che non riguarda solo l’ambiente
accademico, ma anche quello professionale e legislativo.
Questo libro ha il merito di sottolineare come nelle opere di questi
autori, e tutte quelle di Raineri lo dimostrano, si concentri il
patrimonio dell’architettura italiana, riconosciuto e studiato
anche dall’estero per la sua “utilità e
bellezza”, patrimonio reso tale dal lavoro meticoloso e sapiente
fatto all’interno di “piccoli studi professionali” e
da committenti “illuminati”.
Tommaso Brighenti
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