Primo modernismo a Zagabria. Via Novakova

Lorenzo Pignatti



Non si sa molto dell'inizio e dello sviluppo del modernismo architettonico nelle città della regione dei Balcani occidentali. Per lungo tempo questa regione è stata considerata un'area “di mezzo”, una regione che non riusciva ad esprimere la propria identità perché troppo caratterizzata da una diversità di condizioni sociali, religiose, politiche ed etniche. Questo saggio intende dimostrare il contrario ed affermare che in qualche modo ci fu uno sviluppo molto interessante di posizioni legate all'architettura e all'urbanistica moderna nella maggior parte delle città del Regno di Jugoslavia durante la prima parte del XX secolo. Belgrado, sicuramente la città più grande e influente della regione, ha attraversato un processo di trasformazione da città ottomana a capitale europea, seguendo prima i modelli Beaux Arts e poi quelli modernisti; Lubiana, molto più vicina all'Austria e al centro Europa, conobbe un periodo straordinario con i progetti architettonici e urbanistici di Plečniek; Zagabria ha visto un'espansione urbanistica molto interessante con nuovi sviluppi nella Città Bassa che hanno integrato interventi architettonici sperimentali e strategici di grande valore; Sarajevo si è trasformata da città ottomana e austro-ungarica in città modernista con progetti significativi che hanno proposto una reinterpretazione di modelli vernacolari. Poi c'è stato l'importante ma successivo caso di Skopje, distrutta da un forte terremoto nel 1963 e ricostruita negli anni successivi con un master plan di Kenzo Tange. In qualche modo tutte queste città hanno seguito il proprio percorso verso la modernità, ognuna con la propria specificità data dalle condizioni politiche e culturali locali o dalla presenza di personaggi significativi, ma alla fine sempre aperte ad assorbire nuove idee che provenivano da altre parti d'Europa.

A Zagabria c'erano alcune anticipazioni di una nuova visione con la presenza di Viktor Kovacić e Drago Ibler. Kovacić, allievo di Otto Wagner, fu l'autore della sede della Banca Centrale di Croazia (1923-27), edificio ancora neoclassico ma che presentava certamente una revisione semplice e austera della classicità e che creava certamente una rottura con la precedente tendenza eclettica predominante, posizione non molto diversa dall'opera di Plečniek a Lubiana. Ibler fu architetto, teorico e accademico di insigne valore a Zagabria nei primi anni Venti; aveva studiato a Dresda, faceva parte degli architetti che erano in contatto con Le Corbusier e poi aveva lavorato con Poelzig a Berlino. Fondò la seconda Facoltà di Architettura a Zagabria presso l'Accademia di Belle Arti, una scuola attiva ispirata agli ideali del modernismo che creò un consistente numero di neolaureati e diede origine a quella che verrà chiamata “la scuola di Zagabria”. Fu anche membro fondatore del gruppo (e della rivista) Zemlja (Terra) che operò a Zagabria dal 1925 al 1935 come movimento progressista composto da architetti, artisti e scultori che proponevano uno spostamento verso la modernità, sostenendo che «è necessario vivere nello spirito del nostro tempo e creare di conseguenza con esso». Questi architetti non seguivano uno “stile” specifico e il loro lavoro non era affatto coerente; tuttavia la loro architettura era certamente originale e semplice, anticipando un “purismo” che genererà poi lo sviluppo della modernità.

Contesto culturale

In tutta Europa il Movimento Moderno era infatti già una realtà tra la fine degli anni Venti ed i primi anni Trenta del XX° secolo, con diverse manifestazioni di una nuova apertura culturale che stava sicuramente influenzando le diverse città del Regno di Jugoslavia, tra cui Zagabria.

Dopo la Prima guerra mondiale la Biblioteca Universitaria Nazionale di Zagabria riceveva continuamente riviste e pubblicazioni nelle principali lingue straniere, ma soprattutto dalla Germania, dall'Austria e dalla Cecoslovacchia. A causa della vicinanza con Vienna e Praga, il lavoro di Adolf Loos con la casa Steiner a Vienna (1910) o la casa Muller a Praga (1930) era certamente ben noto, soprattutto perché diversi architetti avevano studiato in quelle città. Il movimento De Stijl si era già sviluppato nei Paesi Bassi e Stjepan Planić chiese a Theo Van Doesburg di scrivere un articolo per la rivista The Croatian Review e lo stesso Planić scrisse una monografia sulle tendenze moderne nel Regno di Jugoslavia intitolata Problemi dell'architettura moderna dove un gran numero di architetti provenienti da Croazia e Serbia ha pubblicato il proprio lavoro. L'architetto croato Ernest Weissmann, che collaborò con Adolf Loos (1926-27) e Le Corbusier (1927-28) e fece parte del gruppo Zemlja, fu un membro attivo del CIAM e partecipò al suo primo congresso nel 1928 in Svizzera.

I principali riferimenti in tutta l'Europa orientale sono stati il lavoro di Walter Gropius al Bauhaus di Dresda, il lavoro di Mies van der Rohe con la sua villa Tugendhat (1929-30) a Brno e, infine, il lavoro di Le Corbusier, con progetti come la villa Stein 1927 e Ville Savoye 1929, considerati tutti punti di riferimento della nuova modernità.

Le principali influenze provenivano anche da altre città del Regno di Jugoslavia. A Belgrado Milan Zloković, che aveva studiato a Graz e nei primi anni Venti e aveva seguito alcuni corsi a Parigi, aveva progettato e costruito nel 1927-28 una villa molto simile all'opera di Loos e di altri primi modernisti. Le fotografie di questa villa furono esposte nel 1929 in una delle prime mostre sull'architettura moderna e suscitarono immediato interesse. Zloković era stato anche l'autore di un'altra casa a Belgrado, villa Šterić (1932), dove il volume principale è scomposto in più parti più piccole tutte dipinte con colori diversi, richiamando l'opera del movimento De Stjil. A Belgrado nel 1929 un gruppo di quattro architetti, tra cui Zloković, fondò GAMM, che aveva come scopo primario lo sviluppo dell'architettura moderna nella professione e, allo stesso tempo, l'abbandono dell'eclettismo imperante dell'epoca.

Certamente l'esposizione internazionale del Weissenhof di Stoccarda nel 1927 organizzata dal Werkbund e coordinata da Mies van der Rohe, divenne la principale vetrina internazionale sulle innovazioni sociali e architettoniche proposte dal Movimento Moderno, dove Behrens, Poelzig, Hilberseimer, Oud, Le Corbusier, Gropius e lo stesso van der Rohe hanno partecipato con progetti originali, riferimento principale per tutti i paesi d'Europa, Croazia compresa.

Allo stesso tempo, oltre al ruolo preponderante svolto da figure importanti come Viktor Kovacić a Zagabria e Joze Plečnik a Lubiana, vi fu nel Regno di Jugoslavia un numero consistente di altri architetti che iniziarono la propria carriera con progetti ed edifici di chiara matrice innovativa, mostrando uno spostamento verso la modernità o, almeno, verso un primo purismo che ha anticipato il Movimento Moderno. Questi architetti erano I. Vurnik, V. Subić, M. Fabiani in Slovenia; M. Zloković, B. Kojić, M. Belobrk e N. Dobrović in Serbia; D. Ibler, S. Planić, S. Löwy, J. Pičman, A. Albini e V. Antolić in Croazia e, infine, i fratelli Kadić e poco dopo D. Grabrijan e Neidhardt in Bosnia-Erzegovina. Alcuni di questi architetti avevano studiato all'estero in Austria, Cecoslovacchia o Ungheria, avevano visitato grandi eventi internazionali come l'Esposizione Internazionale di Arti Decorative Moderne e Industriali di Parigi nel 1925 che ospitava il Padiglione Esprit Nouveau di Le Corbusier e avevano lavorato in prestigiosi studi in Europa.

Zagabria

Durante gli anni ‘30, Zagabria visse un interessante periodo di trasformazione urbana che ebbe origine dalla necessità di far collimare il Piano Regolatore del 1923 e l’attuale sviluppo della Città Bassa. Uno dei problemi da risolvere era la conciliazione tra la struttura rurale esistente e il nuovo tracciato di viabilità regolare già ampliato negli stessi anni. La soluzione attuata fu innovativa e consisteva nella realizzazione di grandi isolati urbani che presentavano perimetri esterni regolari e compatti con nuovi fabbricati allineati alla nuova strada e racchiudevano aree interne che inglobavano la maglia rurale oltre ai fabbricati agricoli già esistenti. Questa soluzione ebbe l'effetto di creare quasi due città sovrapposte, una grande a pianta regolare che assecondava le moderne esigenze di traffico e una seconda, interna agli isolati urbani, che manteneva il carattere agricolo. Nell'ufficio del Master Plan, creato per la realizzazione del nuovo assetto urbanistico, c'erano giovani architetti, molti dei quali reduci dagli studi a Berlino, Vienna o Praga, desiderosi di portare nella propria città ciò che aveva imparato all'estero. Inoltre, la città aveva promosso una serie di concorsi per specifici lotti urbani, cercando di mettere insieme le esigenze delle proprietà private con il desiderio di creare soluzioni innovative coerenti con il piano regolatore. Il risultato è stato che diversi architetti hanno proposto interventi strategici per rafforzare questo piano regolatore collegando la nuova rete di strade con la parte interna di questi isolati o risolvendo condizioni urbane particolari, come gli angoli urbani. Tra questi si possono citare quelli progettati da Drago Ibler (Wellisch Block, 1930), da Stephan Planić (Nepradak building, 1935), da S. Löwy (Radovan block, 1934), e il grande e centrale Endowment Block (1930).

Via Novakova

Questo contributo intende presentare più in dettaglio un significativo intervento urbano dei primi anni Trenta rappresentato da uno sviluppo residenziale costruito su una collina proprio accanto alla cattedrale di Zagabria, lungo la via Novakova, che collegava la città bassa con la collina di Šalata.

Via Novakova consiste in una serie di progetti realizzati da diversi architetti di Zagabria che comprendevano edifici isolati di piccole dimensioni alienati lungo il percorso curvilineo e ascendente di via Novakova.

A differenza del Weissenhof, Novakova non era concepito come un quartiere operaio, ma piuttosto per una classe sociale più alta e ricca. Non era finanziato né dallo Stato né dal comune e non aveva nessun tipo di sostegno ufficiale. Data la critica crisi economica della fine degli anni Venti/primi anni Trenta in Croazia, le persone erano scettiche nel depositare i propri soldi in banca e preferivano investimenti nell'edilizia residenziale che potessero fornire un reddito costante tramite gli affitti. In questo modo, il capitale privato aveva assunto un ruolo determinante, dove gli investitori privati erano diventati i principali clienti per aver promosso progetti residenziali. La maggior parte di loro erano architetti, avvocati, medici, industriali e commercianti e la loro posizione nella società può essere illustrata dalla presenza di una stanza di servizio nella maggior parte delle ville. Così, a Zagabria si era verificato il passaggio dalla costruzione di edifici complessi a piccoli edifici residenziali e case familiari. I proprietari dei lotti potevano scegliere il proprio architetto e molto spesso gli stessi architetti erano proprietari, progettisti ed appaltatori. Tutti gli edifici dovevano seguire norme specifiche sulla densità, altezza e profondità di costruzione e l'unico passaggio burocratico era l'approvazione da parte della Commissione Facciate che garantiva un carattere unitario a via Novakova, insistendo nell'eliminazione di ogni tipo di ornamento al fine di mantenere un vocabolario coerente ed il controllo delle volumetrie per garantire le visuali tra le case.

A seguito delle rinnovate condizioni culturali già anticipate e delle esigenze generali, i progetti realizzati abbandonarono ogni riferimento alla decorazione liberty o ai dettagli neoclassici e ricercarono piuttosto semplici composizioni volumetriche e soluzioni regolari con superfici esterne piane. La maggior parte degli edifici era costruita in cemento armato, seguendo quanto già fatto da Loos, Le Corbusier e altri, aveva forme semplici e stereometriche, aveva finestre e aperture senza alcun tipo di cornice o modanatura, aveva balconi aperti sporgenti dai volumi, aveva tetti piani o terrazze aperte ai livelli superiori e la maggior parte di essi era dipinta di bianco. Tutte le ville si adattavano alla morfologia del sito e seguivano i cambi di quota della strada, integrandosi nel paesaggio.

Tra il 1931 e il 1941 furono costruite venti ville, la maggior parte case unifamiliari e successivamente condomini di 3-4 piani. Furono quindici gli architetti croati che costruirono le diverse ville; su un totale di venti, tre sono stati progettati da S. Gomboš e M. Kauzlarić e sei da Bogdan Petrović.

Villa Spitzer (Novakova 15), progettata da S. Gomboš e M. Kauzlarić, è probabilmente la più famosa di questa bellissima strada. Kauzlarić era uno studente di Drago Ibler e membro del gruppo Zemlja e, all'inizio degli anni Venti, i due aprirono il proprio studio con lavori sia a Zagabria che a Dubrovink.

Villa Spitzer è una casa unifamiliare sviluppata su tre livelli e composta da un volume molto semplice, costruito ad un livello più alto rispetto alla strada e con vista aperta verso la cattedrale di Zagabria sul retro. Una casa familiare con stanze per la servitù, un ascensore che collegava la cucina alla sala da pranzo del primo piano, una fascia di aperture orizzontali che consentiva il collegamento con lo spazio esterno.

La pianta è un semplice rettangolo con un'organizzazione molto semplice degli spazi interni, dove l'ultimo piano è principalmente una terrazza aperta con una struttura in cemento che crea una copertura. Il prospetto principale è semplicemente articolato con finestre orizzontali a nastro al secondo piano e loggia aperta all'ultimo livello. La villa incarna i famosi “cinque punti” dell'architettura moderna stabiliti da Le Corbusier nel 1926, con pianta libera e facciata libera, finestre a nastro e giardino pensile, tutte caratteristiche che creano un parallelo diretto con l'opera giovanile del maestro svizzero.

Anche se la villa ha subito modifiche significative che ne hanno rovinato il progetto originario, Villa Spitzer, per la sua stessa semplicità, il suo anno di costruzione (1931) e per i suoi evidenti richiami all'opera dei grandi maestri del Movimento Moderno, va riconosciuta come punto di riferimento dell'architettura moderna a Zagabria e in tutta la Croazia.

Come accennato, Bogdan Petrović è stato un altro dei principali artefici dello sviluppo di via Novakova, costruendo sei case (Novakova 10, 11, 23, 26, 28 e 32), considerando che la Casa 28 era la sua casa. I progetti di Petrović sono semplici e articolati; c'è spesso il desiderio di accostare semplici volumi rettangolari a volumi circolari aggettanti che conferiscono all'edificio una forte qualità dinamica. Nella Casa 28, l'intersezione tra un volume cilindrico a tre livelli e una serie di rettangoli laterali più piccoli diventa la caratteristica principale dell’edificio, ricordando i progetti realizzati da Eric Mendelssohn o Alberto Sartoris.

Lo stesso avviene in misura minore nella Casa 10 dove l'edificio termina in un angolo con un volume circolare a sbalzo con finestre a nastro e una terrazza al piano di sopra. La composizione complessiva è molto efficace e il risultato finale indica una capacità molto matura di combinare diversi volumi e geometrie e offrire una qualità dinamica. La Casa 32 è un semplice volume con una facciata curvilinea continua che segue l'ansa della strada. I diversi livelli presentano balconi lineari che offrono uno spazio di mediazione tra l'interno e l'esterno, offrendo visuali aperte offerte dalla posizione elevata della casa sulla sommità della collina. Tutti i progetti di Petrović mostrano una ricerca coerente verso modelli moderni, in qualche modo diversi da Villa Spitzer, mostrando così una diversità nel vocabolario architettonico degli edifici lungo la via Novakova, ma una coerenza piuttosto forte nell'affrontare i temi della modernità.

Conclusioni

A parte il Weissenhof a Stoccarda o la più estesa esperienza della Città Bianca costruita a Tel Aviv negli anni ‘30 da architetti ebrei tedeschi che tornarono in Israele, non siamo a conoscenza di uno sviluppo urbano così coerente realizzato nei primi anni ’30 come via Novakova a Zagabria. Questo intervento rappresenta un esempio poco conosciuto nella letteratura architettonica dell’epoca che nasce a Zagabria dall’iniziativa privata di singoli individui che hanno aderito alla cultura del momento e compreso i benefici culturali ed economici dati da un avvicinamento verso la modernità, sia nella tipologia architettonica, sia nel linguaggio, così come nell'imprenditorialità.

Ancora oggi, nell'attuale mercato immobiliare, le case lungo Novakova Street sono considerate di alto valore per il loro carattere che conferisce a questo quartiere un'identità distintiva, ancora oggi apprezzata.

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