Recensioni



Mimesis_Capozzi



Lo studio di un architetto




Dopo aver letto l’ultimo libro di Renato Capozzi si viene risucchiati da un senso di vertigine, se non lo stesso, almeno analogo a quello che si prova dopo essersi alzati dal proprio tavolo di architetto: scartoffie dovunque, appunti, schizzi; disordine, si sarebbe portati a pensare e in effetti sarebbe proprio così, se non per il decisivo particolare che tutta questa mole di esiti di riflessioni riversati su carta e sparpagliati è rivolta a un fine, quello di dare luogo a una forma, attraverso un progetto. In apparenza il libro si configura come una discesa nel Maelström, dove al posto di relitti di navi, rottami e cianfrusaglie di ogni sorta ci sono invece brani di pensieri altrui trascritti, in calce ai quali si annotano dei commenti, che forse si tramutano in idee e forse no, ma insomma stanno lì; indizi dei quali il pensiero va alla ricerca per trovare una direzione, una via, un filo conduttore che li leghi. 

Appunti e pensieri, fusi tra loro, al pari di una sequenza di opere costruite e anche soltanto pensate (come quando l’autore cita la successione di edifici che Mies progettò senza che venissero realizzati, tra cui il padiglione per l’Esposizione internazionale di Bruxelles, la casa 50x50, la sede Bacardi a Santiago di Cuba, prefigurazioni queste ultime due di quanto avrebbe trovato forma compiuta nella Neue Nationalgalerie di Berlino), quasi come collage di brani elaborati in una sequenza tale da indurre a indagare la possibilità che risulti spostato leggermente il senso dei testi citati, operazione che va condotta rimanendo estremamente attenti, perché il rischio sempre in agguato è quello di manipolarli per fini del tutto diversi da quelli per i quali essi erano stati concepiti. 

Non così – almeno sembra a chi scrive – in questo recentissimo studio, dove invece i brani citati convergono a istituire una estesa riflessione sull’ordine, senza tuttavia lasciarsi abbagliare come da dogmi dall’autorità di coloro che hanno formulato le proposizioni, e al contrario rinvenendo una possibile sequenza logica tra esse, o almeno offrendo agli studiosi un tentativo di ricostruirne una, in ciò costituendo un materiale assai fecondo di indagine. 

Certamente questo libro si potrebbe inscrivere nella tradizione risalente all’evo antico, di testi che letterati, filosofi e sapienti consultavano per trarre pensieri da citare (un risultato tra gli altri: le lettere che Seneca scrisse a Lucilio), e sotto questo aspetto il repertorio presentato da Capozzi è formidabile; non un manuale di composizione, ma qualcosa che si situa prima, individuandone i presupposti di coerenza; né, come d’altronde taluno potrebbe ritenere, un testo su una presunta mission dell’architettura, perché alla fine l’autore vi conduce una riflessione sull’ordine che egli stesso si riserva di svolgere ulteriormente, e siamo certi che non mancherà occasione di leggere i futuri risultati di tale svolgimento. Prezioso sotto questo aspetto il riferimento a un testo di Alberto Cuomo dove si rimanda a Ernst Hans Gombrich, proprio lui autore di un volume molto corposo il cui titolo Cuomo riprende per il proprio scritto, Il senso dell’ordine (tradotto in Italia da Einaudi quarant’anni fa e purtroppo non più ristampato dal 1990), Gombrich essendo uno storico, non un architetto, eppure a suo modo un compositivo – nel senso della formazione da musicista classico con strumenti ad arco ricevuta in gioventù – proveniente da quel milieu viennese di un secolo fa, dove molta parte del pensiero contemporaneo (architettura compresa: per Adorno Adolf Loos era il più rivoluzionario degli architetti) tuttora oggetto di meditazione ha preso forma, in grado di sollecitare senz’altro riflessioni future sull’architettura.

Pierpaolo Gallucci

Scheda libro

Autore: Renato Capozzi
Titolo: Sull’ordine. Architettura come cosmogonia
Lingua: Italiano
Editore: Mimesis, Milano-Udine
Caratteristiche: 14x21 cm, 144 pagine
ISBN: 9788857595313
Anno: 2023