Forme del rito, forme dell'architettura

2020-12-02

INTERNATIONAL CALL FOR PAPERS

57 / 2021
FORME DEL RITO, FORME DELL’ARCHITETTURA
a cura di Renato Capozzi e Claudia Pirina


ABSTRACT
Obiettivo della presente call è sollecitare l’esplorazione del senso – da parte di studiosi e ricercatori di università italiane o straniere impegnati nelle loro ricerche in condizione non ancora strutturata – delle relazioni tra la condizione della transizione dalla vita alla morte e le forme dell’architettura.
La call, utilizzando come occasione recenti immagini e riflessioni messe in luce dalla particolare condizione dell’attuale pandemia, selezionerà una serie di contributi che andranno ad affiancare gli interventi proposti da alcuni studiosi e architetti di chiara fama che, negli ultimi anni, si sono occupati del tema. I partecipanti alla call possono proporre contributi relativi a ognuna delle due sezioni (riti che accompagnano, riti che tramandano) illustrate nel testo a seguire.

CALL
Sigfried Giedion ne L’eterno presente: le origini dell'architettura, interrogandosi sulla permanenza e il mutamento delle forme, individua nella religione la chiave per comprendere l’atteggiamento di un popolo di fronte al suo destino, ma soprattutto per esprimere quel «desiderio umano […] inestinguibile ed universale […] di una vita più lunga, di una sopravvivenza dopo la morte».
Durante i mesi di pandemia da Covid-19 le immagini di fosse comuni, di bare accatastate in attesa di trovare degna sepoltura o di lunghe file di camion militari che le allontanano dai propri cari, sollecitano una nuova riflessione sulla condizione tragica della transizione dalla vita alla morte e sulle forme adeguate in grado di reificare, in una ierofania anche laica, la sacralità ingenita all’abbandono e al distacco dal transito terreno.
La contingente condizione ci ha messo di fronte all’impossibilità di svolgere i “riti funebri”. Ma cosa sono i riti funebri? Come ci avverte Alain «[…] quando il basto ci ferisce, la natura, che muore senza saperlo, non basta a richiamarci al nostro mestiere di uomini, ed occorrono altre cose, cose umane […] ben piantate in terra, uguali dalle due parti, e procedenti secondo una regola. […] C’è tuttavia una ragione comune, figlia della terra al pari di noi, ma che della terra è il frutto più bello e il vero Dio, se ne vogliamo proprio uno, secondo la quale il coraggio si piega assieme al corpo, e per cui ognuno sa che deve alzarsi e guardare lontano, al di là delle proprie pene. Non coricati e neppure in ginocchio. La vita è un mestiere che si fa in piedi».
Sono quindi riti che nel farci restare umani ci devono proiettare in-oltre e l’architettura e le sue forme convenienti si devono far carico di mettere in opera e in scæna tali sequenze di atti legati alla rammemorazione, al distacco, al ricordo, al passaggio, al sacro e al simbolo.
Il ruolo dell’architettura non può allora risiedere nella capacità di traghettare, attraverso la memoria e la sacralizzazione del passaggio, la condizione caduca umana in una condizione permanente e duratura? E di far superare il trauma della morte, che è assieme terrore e meraviglia (Thaûma), mettendo in scena il rito?
All’interno del numero di FAMagazine, alcuni contributi teorici iniziali, a cui si affiancheranno quelli oggetto della presente call, si occuperanno di inquadrare il tema architettonico e il suo rinnovamento sviluppato in due sezioni: riti che accompagnano, riti che tramandano.
La prima sezione indagherà i modi, i luoghi e le architetture deputate al rito di passaggio dalla vita alla morte, siano essi laici o religiosi, ponendo l’attenzione sui possibili temi di invenzione o reinvenzione architettonica, o su nuove tipologie e modelli quali aule del commiato o funeral homes. La seconda sezione concentrerà l’attenzione sui luoghi di rappresentazione della memoria e su quelle architetture che, secondo Étienne-Louis Boullée, «richiedono, in modo più particolare rispetto ad altre, la Poesia dell’architettura». Dai ‘cimiteri dei poveri’, ai ‘monumenti’ del ricordo, le città dei morti si costruiscono frequentemente a immagine delle città dei vivi rendendo manifeste differenti culture e tradizioni.
Se nell’Europa del nord cimiteri in forma di parchi e giardini rimandano all’archetipo del Giardino dell’Eden, nell’Europa del sud è la Città di Dio a essere accolta nei luoghi di sepoltura come riferimento per ‘strade’ e ‘piazze’. Forme elementari e forme simboliche, alla scala domestica o monumentale, immortalano la memoria nella solennità dei luoghi. In questi spazi, tuttavia, recenti ri-semantizzazioni ed esperienze si propongono di dare risposta a nuove istanze ed esigenze conseguenti alla multietnicità e multiculturalità della popolazione. Spazi per sepolture laiche, o di differenti religioni, necessitano allora di un ripensamento profondo dei luoghi di sepoltura.
A cimiteri e crematori si affiancano santuari, memoriali, mausolei o monumenti che, interpretando la dimensione sociale (e talvolta politica) del lutto, trasmettono il ricordo icastico di specifici eventi collettivi come quello che ha coinvolto il mondo nei mesi appena trascorsi e ancora in corso. Sono le forme di raffigurazione ed evocazione dell’oggetto assente e inattingibile ad essere al centro dell’interesse dell’architetto, la ineludibile capacità educativa e di monère dell’architettura di rappresentazione della memoria nella fissità delle pietre.

PARTECIPAZIONE
La partecipazione alla call è aperta a studiosi di architettura nazionali ed internazionali non strutturati (dottorandi, borsisti, assegnisti, dottori di ricerca, ricercatori RTDA).

La call è strutturata in due fasi:
- una prima fase (proposta abstract) in cui gli studiosi dovranno caricare sulla piattaforma un file Word contenente un abstract di 3.000 caratteri, 5 parole chiave e la biografia dell’autore/i;
- una seconda fase (proposta full papers) successiva alla selezione degli abstract, in cui gli studiosi dovranno caricare sulla piattaforma il full paper di 13/15.000 caratteri, completo di nuovo abstract di 800 caratteri, 5 parole chiave, bibliografia e biografia dell’autore/i.
Gli articoli devono essere accompagnati da min 1, max 5 immagini. Dovrà essere indicata l’immagine simbolo da associare al saggio.

I papers selezionati saranno sottoposti alla procedura di double-blind peer review.
L’esito della selezione e i giudizi della peer review saranno comunicati via mail all’autore dell’articolo.
È possibile presentare l’abstract in una delle due lingue della rivista (italiano o inglese): in ogni caso, essendo FAM rivista bilingue, il full papers finale dovrà essere fornito anche con traduzione nella seconda lingua.
Sia l’abstract che il full paper sono da scrivere direttamente nel template Word scaricabile dalla piattaforma.

Per ulteriori indicazioni riguardo le procedure di selezione vedere la sezione Editorial policies

Per ulteriori indicazioni riguardo l’invio della proposta vedere la sezione Proposte

SCADENZE
L’upload dell’abstract va effettuato entro e non oltre il 9 gennaio 2021.
Per le scadenze successive vedere la Timetable riassuntiva.

PUBBLICAZIONE ARTICOLI
I curatori del numero, di concerto con la direzione, effettueranno la selezione degli abstract seguendo criteri di originalità e pertinenza rispetto al tema, organicità del numero e dimensione del fascicolo per un massimo di 6 articoli.
La pubblicazione avverrà nel n. 57 del 2021.

TIMETABLE RIASSUNTIVA
2 dicembre 2020 Lancio call
9 gennaio 2021 termine ultimo per l'invio degli abstract;
18 gennaio 2021 termine ultimo per la comunicazione della selezione degli abstract;
24 febbraio 2021 termine ultimo per l'invio del full text nella prima lingua (italiano o inglese);
28 marzo 2021 termine ultimo per la comunicazione dell’esito peer review full text;
14 aprile 2021 termine ultimo per l'invio del full paper tradotto (nel caso di Giudizio A)) o eventualmente modificato (nel caso di Giudizio B))
11 maggio 2021 pubblicazione numero

Pubblicazione nel numero 57 /2020

Info: redazione@famagazine.it

Scarica il testo della Call >> PDF

Download text Call >> PDF